SEVERGNINI/Sempre meglio che lavorare


Giuseppe Severgnini (1956) , detto Beppe, è un giornalista, saggista, opinionista, umorista, blogger, accademico e conduttore televisivo italiano. È editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera, dov’è arrivato nel 1995 (da wikipedia). Beppe mi fa impazzire perchè rinverdisce i fasti dei giornalisti che scrivono vivendo.

I giornalisti cominciano da giovani come cronisti. Debbono camminare molto per trovare notizie. E’ un lavoro faticoso. Lo si fa per un certo numero di anni e poi si diventa una “ditta”. Ci si siede e si fa il mestiere, tranquilli. Enzo Biagi era il più bravo di tutti. Raccontò mi pare Scalfari che quando c’era un omicidio in Emilia state sicuri che il primo che riusciva a parlare con la moglie del defunto era Biagi. Nessuno sapeva come riuscisse ad arrivare primo. Diventando una firma, il nome diventa un marchio e fai quel che vuoi. Biagi partiva con una troupe per la Russia, con registi, assistenti, segretarie, truccatori, cameramen, e ci stava dieci giorni seguendo la scaletta degli appuntamenti fissati. Tornato in Italia di quei dieci giorni ricavava un reportage televisivo, dieci interviste sul giornale, un libro. Una volta fece un’intervista a Mastroianni. Come due vecchi amici erano andati, con autista, da Roma a mangiare il pesce ad Ostia, e da quell’incontro ricavò uno scoop, il dialogo in cui rivelò che Marcello era ammalato.

Un altro che viveva e raccontava cosa facesse si chiamava Luca Goldoni. Praticamente su tutte le riviste del Corriere aveva una rubrica, dove raccontava come passava le giornate. Una volta, per esempio, si doveva comprare un loden e descrisse i suoi giri per negozi per trovare il capo adatto. Giornalisti di varia umanità, piacevoli da leggere ma senza alcuna profondità.

Severgnini è di questa razza. Ha lavorato all’estero per qualche anno e si deve essere fatto una gavetta non indifferente. Tornato in Italia, bighelloneggia. Rubriche, molta tv, ha pure tentato il passo più lungo, direttore di “Sette”. Dimesso dopo qualche tempo, non è cosa tua. Ed è tornato a descriverci cosa fa. Molti viaggi che sono fatti per diletto ma che lui trasforma in lavoro. Durante il lockdown si è rintanato nel suo palazzo a Crema e ha descritto Crema. Ci ha spiegato che lui e suo fratello hanno dei magazzini in fitto ma per la pandemia non hanno fatto pagare i locatori, ci ha spiegato cosa fa il figlio e cose così. Questa estate naturalmente se ne è andato in Sardegna in vacanza e leggete cosa scrive:

L’ho girata in lungo e in largo, l’isola, in queste settimane: la Gallura e il Sarrabus, il Campidano e il Logudoro, le Baronie e il Sinis. In provincia di Oristano, per esempio, non ci sono contagi. Zero. Eppure la gente va in spiaggia e al ristorante, si riunisce (ordinatamente) per eventi e spettacoli. «Grandi spazi e assenza di locali notturni», ha ipotizzato correttamente La Nuova Sardegna . Ma di Mari Ermi e dell’incantevole San Giovanni di Sinis i media e i social parlano raramente. 

Insomma, le sue vacanze dorate le passa in Sardegna e nel tempo libero si informa del covid ( c’era una famiglia di Crema in difficoltà e lui ne parla) e come passatempo scrive, editoriali, rubriche, analisi, domani vedrete uscirà un libro. Sono quei giornalisti che cominciano con i temi alle elementari (Descrivi come hai passato la domenica) e non smettono più. Piacevole scrittura ma alla fin fine il furbo Beppe giramondo non ti lascia nulla che valga la pena di essere ritagliato e conservato con cura. Beato lui comunque, ognuno la pagnotta se la procura come sa.

L’ultimo libro che ha scritto si chiama “Neoitaliani”, un manifesto. 50 motivi per sentirsi italiani. Il 13° motivo (dico io) riguarda lui: Perchè ogni tanto facciamo cose imbarazzanti, ma lo sappiamo.