Draghi e Marinella Soldi per la Rai

“Draghi se voleva far bene avrebbe dovuto mettere in agenda con urgenza la riforma Rai come fece Ciampi. Ma non ha detto una parola. Ma che l’amministratore della Rai lo decida il premier non è un bel vedere. Senza dire, ma è roba da antiquari e nostalgici, che va contro una storica sentenza del ’74 che nessuno ricorda più”.

Non importa chi abbia pronunciato queste parole, diciamo che a sinistra (definizione che in Italia oggi definisce chi sta con i giudici) Draghi è troppo uomo solo al comando (almeno con Conte gli uomini erano due, anzi tre, Conte, Casalino e Travaglio) e poi sulla Rai si vive ormai di rimpianti. Cosa significa nel 2021 fare servizio pubblico? Gran bella domanda.

La qualificazione della programmazione radiotelevisiva della RAI in termini di servizio pubblico risale infatti al 1974. In quell’anno, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 225 del 10 luglio, confermava, sì, in linea di principio, la legittimità costituzionale del monopolio radiotelevisivo statale, ma, per giustificare la riserva allo Stato di tale impresa ai sensi dell’art. 43 Cost., si basò, per la prima volta, non più sull’argomento del monopolio «naturale» bensì sulla natura, propria dell’attività radiotelevisiva, di «servizio pubblico essenziale». In particolare la Corte invitò il legislatore a far sì che «gli organi direttivi dell’ente gestore (si tratti di ente pubblico o di concessionario privato purché appartenente alla mano pubblica) non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l’obiettività».

Magari nel 2021 qualcuno poteva aspettarsi da un governo di unità nazionale dove ci sono dentro tutti tranne la Meloni un invito al Parlamento di fare la riforma Rai. Ma giusto perchè l’invito formale fosse registrato a futura memoria su Wikipedia.

Era il 1993 quando il dottor Ciampi arrivò a palazzo Chigi. Era il cinquantesimo governo della storia d’Italia, l’ultimo della Prima Repubblica. E il primo a essere guidato da un non parlamentare. Rimase in carica fino all’11 maggio del ’94, per un totale di un anno e 12 giorni. Vi sembra che il 1993/94 possa essere paragonato ai giorni di pandemia che stiamo vivendo?

A me sinceramente non sembra, per cui quando Draghi, in seguito ad una interlocuzione con “cacciatori di teste”, ha scelto per la Rai Fuortes e la Soldi (al posto -non dimenticatelo-) di Foa e Salini, posso ben dire che ha scelto il meglio. Come ha scritto oggi Aldo Grasso, sulle cui spalle mi ergo, “Marinella Soldi nuova presidente della Rai. E questa è una buonissima notizia. Lasciamo perdere i confronti con i «past president», lasciamo perdere le aspirazioni presidenziali per via dinastica e concentriamoci su questa nomina. La presidente vanta nel settore un curriculum di tutto rispetto. Laurea in Economia presso la London School of Economics e un Master in Business Administration (Mba), presso Insead, è stata Ceo di Discovery Network Southern Europe (per i Paesi Italia, Spagna, Portogallo e Francia) per 10 anni fino ad ottobre 2018, ed è stata inoltre Chief Strategy Officer per Discovery International negli ultimi 18 mesi che ha trascorso all’interno della società. A Discovery la rimpiangono molto: per le sue capacità manageriali, per il clima di collaborazione che aveva saputo creare, per la sua cultura multimediale, per il senso etico che ha sempre caratterizzato le sue decisioni.

Ma Discovery non è la Rai, come tutte le grandi aziende segue policy imprenditoriali e comportamentali un po’ estranee alla nostra cultura. Il settimo piano di viale Mazzini non è un posto tranquillo: per antica consuetudine il corpaccione Rai (a cominciare dal sindacato Usigrai) tende ad espellere i corpi estranei e ancora oggi, nonostante le dichiarazioni di maniera, i partiti considerano la Rai un loro bottino di guerra. Speriamo riesca a fare fronte comune con l’ad Carlo Fuortes perché i problemi da affrontare sono molti e decisivi, a cominciare dalla nozione di servizio pubblico che ormai suona come un luogo comune, come quando si ripete una parola più e più volte.

La Rai deve confrontarsi non solo con il mercato interno ma con i grandi player multinazionali del mondo digitale, pena l’emarginazione. Ha gli uomini per combattere questa battaglia? Ha ancora senso la sua struttura elefantiaca? La competenza è stata una priorità per i partiti politici? Good luck, Marinella Soldi”.

Draghi ha scelto il meglio per la Rai, al posto del peggio. Bisogna togliere la Rai ai partiti e farne un organismo indipendente dalla politica e dal “mercato”, visto che ha il canone? Certo che sì. Ma sono i Letta, Bersani & compagnia cantando che dovrebbero lottare per questo, non un banchiere neoliberista chiamato da Mattarella in extremis per portarci in salvo