29 gennaio 2022 Draghi e Mattarella restano, che Dio ce li conservi

30/1) Il modo della contesa sull’elezione della presidenza della Repubblica, e il sistema di governo che l’ha preceduta e preparata, insegnano due lezioni politiche cruciali, versioni aggiornate delle osservazioni di Niccolò Machiavelli sul principe. Prima lezione: l’aspirante principe si guardi dal far pesare la propria superiorità su rivali e cortigiani. Seconda lezione: niente è più micidiale di rivali e cortigiani frustrati e risoluti a far pesare la propria inferiorità.(Adriano Sofri)

29/1) ore 12,51 Stasera avremo il bis di Mattarella. Era il mio auspicio per far rimanere Draghi al governo. Chi ha vinto e chi ha perso? Beh, hanno perso tutti i nemici di Draghi, a cominciare dall’ex avvocato del popolo Giuseppi col suo house organ Travaglio, la Meloni, Berlusconi che ha tentato l’impossibile pro domo sua, Salvini che ha tentato di usare la carta del Presidente per ottenere l’ingresso al governo come ministro, la parte del pd che odia Draghi sia per ideologia sia per ambizioni personali sia per amore del bipopulismo (i 5S calcolati nel fronte progressista quando Conte ha in questo frangente tentato in tutti i modi di far rivivere l’alleanza gialloverde con Salvini). Letta, con la sua solita andatura barcollante, ha tentato di giocare in contropiede, e nonostante tutto non ha ancora capito che occorre una legge proporzionale per governare un sistema che non è più bipolare ma tripolare. Infatti i 5Stelle hanno fatto un giro prima col Capitone poi con Zinga e infine con il tecnocrate. Insomma, vanno con chi li piglia. Lasciare l’ attuale legge elettorale significa consegnare a Salvini-Meloni  il prossimo governo. Un tentativo va fatto, ma Letta, così come Conte, si accontentano di perdere ottenendo in cambio dell’opposizione il controllo dei propri gruppi parlamentari.

Cazzullo su Corsera Waths app: Ore 10,38 Dopo il centrodestra si sta sfasciando pure il centrosinistra, Conte ormai si muove in proprio e salta pure il vertice di maggioranza. Non sarà suonata la sveglia

28/1) Il titolo di Repubblica oggi è: Il sospetto tra Pd e M5S di un patto segreto tra Conte e Salvini per far cadere il governo. Ma bravi, adesso ci siete arrivati? I lettori di questo blog sanno che sono mesi che parlo di una sola incognita delle elezioni presidenziali. L’incognita è: cosa faranno i nemici di Draghi per mandarlo via e riprendere il controllo della barca? Conte è quel personaggio incredibile tanto amato da Travaglio (ho sempre parlato dei vedovi di Conte) il quale si è legato al dito la sua defenestrazione. Cosa faranno i 5Stelle e cosa sono capaci di fare con un capo del genere è la domanda che sto ponendo da giorni. Questi sono capaci di tutto anche di far eleggere la Casellati. Letta è in balìa della resa dei conti grillina.  (francesco merlo) Oggi è il giorno in cui gli achei usciranno dal ventre del cavallo, il giorno della Rivelazione e della fine della guerra di posizione. Soprattutto la sinistra ci arriva con il nodo alla gola: da una settimana infatti Enrico Letta si guarda allo specchio e si vede con la faccia di Pierluigi Bersani inseguito dal fantasma di Romano Prodi. La sindrome Bersani è terribile perché prevede il doppio fallimento, quello del king maker e quello del candidato, come appunto nel 2013, quando prima Franco Marini e dopo Prodi, candidati del Pd, furono impallinati dai solti ignoti del Pd.

(27/1) Mattia Feltri, Il suicidio della politica che tenta di ammazzare Draghi : Un omicidio – quello politico del premier – alla baby gang, senza nemmeno la grandezza del cinismo, pensando solo al proprio ombelico

(26/1/22) Come sto scrivendo da tempo questa elezione presidenziale spiegherà al mondo che il Pd non può fidarsi nè di Conte nè dei 5 Stelle. “A che gioco sta giocando?”. Enrico Letta guarda le mosse di Giuseppe Conte e viene assalito dai dubbi. Che diventano sospetti: il capo del M5s ha un accordo con Matteo Salvini? L’altra sera i due leader rossogialli si sono confrontati con una certa asprezza. I nervi sono saltati dopo l’intesa gialloverde su Franco Frattini. Subito bloccata da Matteo Renzi in asse con il Pd. “La sindrome Metropol”, scherza, ma non troppo, Roberto Giachetti di Iv. Ma questo è uno scenario superato. Dem e grillini annaspano. A tarda sera riescono solo a fare una cosa insieme: bocciare la terna del centrodestra, senza contrapporvi nessuno. Prima della prova di forza Casellati-Casini (Renzi ci prova) di giovedì diamo uno sguardo a ieri, martedì. (mario lavia) Come diceva Pietro Nenni appena liberata l’Italia? «O la Costituente o il caos». Ecco, oggi si potrebbe dire: o Mattarella o il caos. A meno che non si trovi un compromesso – ma quale? – la politica infatti non riesce a trovare il bandolo della matassa e addirittura il secondo giorno di votazione è andato peggio del primo, al punto che ieri nel Palazzo il nome dell’attuale presidente della Repubblica è stato pronunciato nei corridoi centinaia di volte (e anche raccolto 39 voti in una seduta che ha di nuovo partorito scheda bianca), Draghi invece è sparito dai radar, in attesa che i partiti si scornino per tornare eventualmente come salvatore della Patria ma è consapevole che essere eletto alla grande, magari alla prima votazione, è un conto mentre essere il salvagente della politica è ben altro: e quest’ultima circostanza non si attaglia certo alla sua caratura e al suo standing.

(25/1) (simone canettieri) Draghi al Colle, Letta: “Se salta, rischio voto”. Ma Conte: “Ipotesi dannosa per l’Italia”. Il segretario del Pd spinge per il premier al Quirinale (“Attenzione, la crisi di sistema è dietro l’angolo”) .Ma il capo del M5s non ne vuole sentire. Al contrario di Di Maio. Infine ricordate cosa ha detto tanto tempo fa Giorgetti (Lega). Ha sempre detto che il Quirinale fosse l’unica uscita di sicurezza per Draghi e forse lo diceva perché sa che “la competenza è antipatica”.

(24/1/22) Partiamo dalla rivelazione di un dirigente della segreteria dem (Corsera): «C’è chi lavora per far saltare Draghi non solo al Quirinale, ma anche da Palazzo Chigi, dopodiché sarà il caos e per l’eterogenesi dei fini, le elezioni anticipate». Lo scenario è questo, oppure Draghi diventerà Presidente per disperazione? Oggi può contare su Letta e all’incirca sui due terzi del Pd e su Giorgia Meloni, ovviamente con motivazioni differenti – ma la storia potrebbe unirli nell’eventuale scivolamento verso le elezioni; Matteo Salvini lo preferirebbe ancora a Palazzo Chigi con ragioni stavolta serie, e ha ricreato un asse gialloverde con Giuseppe Conte, i cui parlamentari temono le urne come il Covid; Silvio Berlusconi è uscito dal pasticcio in cui si è cacciato; la grande pianura del Centro (la Pianura erano i moderati alla Convenzione nazionale francese dopo la Rivoluzione) non sembra così entusiasta di una crisi di governo e piuttosto orientata a una soluzione che lasci il premier a palazzo Chigi. Questo è il quadro, a poche ore dall’inizio. Poi tutto può cambiare rapidamente, anche se è legittimo nutrire qualche scetticismo sulla immediata fattibilità di un nuovo governo, premessa per il trasloco di Draghi al Colle. Forse egli ci arriverà, a scalare il Quirinale ma, per come si sono messe le cose, in condizioni più deboli. Un altro capolavoro italiano. I partiti intendono uscire dal commissariamento forzato a cui Mattarella li ha inchiodati e criticano Draghi perché «non è disposto a fare accordi politici, di cui ci sarebbe invece bisogno». In altre parole non firma un Patto che preveda lui al Colle e un politico capo del Governo con Salvini ministro. Gli ultimi nomi che si fanno sono la Belloni come capo del Governo o Pierfurby Casini, se Renzi non  riuscirà a farlo capo dello Stato.

Il vero problema di queste elezioni sono la galassia dei 236 del M5S di cui Conte e Di Maio controllano solo una parte. Nessuno sa come voteranno ed è questa l’incognita più grande sommata alla premessa generale che i 1008 elettori nessuno li controlla, non essendoci più partiti ma soltanto individui in vendita al miglior offerente. Conte, dopo un faccia a faccia con Luigi Di Maio su Draghi, ha detto: “Non si tratta assolutamente di un veto, noi non ne poniamo, facciamo solo valutazioni nell’interesse del Paese, va garantita continuità all’azione di governo”.

Occorre, ma il soggetto è questo, una bella faccia di bronzo per dire due falsità con una frase sola. Conte a Draghi se lo è dovuto ingoiare come un rospo e lo odierà fin che campa. Le valutazioni nell’interesse del paese non esistono, le tribù grilline hanno un solo punto in comune, arrivare a settembre, e Draghi sul Colle può significare elezioni dal momento che Salvini e forse Berlusca passano all’opposizione. Valutata l’inconsistenza dei grillini e del loro Giuseppi, le 2 partite che si stanno giocando a pochi giorni dal voto sono due incognite. Le esamino facendo le pagelle dei leader.

MELONI (stavolta vinco io) Ha le idee chiare, vuol andare a votare (come Letta e Conte, in cuor loro) convinta di diventare il prossimo Presidente del Consiglio. Pertanto solo Draghi al Colle potrebbe garantire per lei in Europa.

SALVINI (quellodelPapeete) Vuol fare di nuovo il ministro dell’Interno per apparecchiarsi le elezioni e la nomina del Capo dello Stato è il mezzo per ottenere il risultato. C’è il piccolo particolare che nessuno dei papabili può firmargli la promessa. Ha un solo amico intelligente, Giorgetti, però non gli deve dare mai ragione sennò tutti gli altri si ingelosiscono. Un capitone è per sempre.

BERLUSCONI (il canto del cigno) Con questa compagnia di giro a 85 anni fa parlare di sè in televisione anche se intorno non gli è rimasto nessuno e deve ricorrere addirittura a Sgarbi. Quello che voleva lo ha ottenuto, dimostrare a tutti che è ancora potente perchè ha i soldi e che devono parlare con lui.

RENZI (toscano) Vuole dimostrare alla destra e ai cretini del pd che devono parlare con lui per ottenere quello che vogliono. Chiunque voglia essere eletto ha bisogno dei voti che porta lui. Berlusconi, Salvini, Meloni lo hanno capito, i masochisti della sinistra no, ecco perchè il prossimo capo dello Stato lo subiranno, chiunque esso sia.

LETTA (Honi soit qui mal y pense) L’uomo ha dimostrato ancora una volta che tutte le sue conoscenze, discendenze, amicizie, lo zio Gianni, la Francia, la buonanima di Beniamino Andreatta, non gli servono a nulla. E’ prigioniero di Franceschini e del partito anti Draghi che dirige, per cui la sua sola aspirazione da quando è tornato da Parigi è farsi voler bene dai Provenzano e Orlando. Se la smettesse di  barcamenarsi e tracheggiare basterebbe che andasse in Direzione per dire: Zingaretti ha lasciato perchè si vergognava di questo partito, io vi propongo solo di diventare il partito di Draghi; chi non ci sta, prego, mi sfidi, votiamo e se perdo tolgo il disturbo, amigos

FRANCESCHINI (sottomarino) L’uomo che sotto copertura controlla il pd e odia Draghi. L’unico suo assillo è rimanere ministro, per cui tutto il resto lo accetta, basta che lui rimanga dov’è. Certo, se poi lo volessero innalzare a fare il Presidente, della Repubblica o del Consiglio, lui ci sta. Rappresenta il dramma vero del Paese, Forlani vive e lotta insieme a noi solo che nel frattempo è diventato il capo della  sinistra.

CONTE (doppio zero) Espressione del “cringe”, l’inconsistenza più inconsistente, sotto il vestito niente. Rispetto a lui finanche Di Maio è assurto al grado di caporale, Giuseppi è un soldato semplice che riceve ordini e dice signorsì. Nel Conte1 Salvini lo oscurò, non se lo fila nessuno tranne Bettini, Bersani e D’Alema.

D’ALEMA (rancore) Il ventriloquo di Bersani, se Renzi lo avesse nominato ministro degli Esteri dell’Europa (al posto della sconosciuta e con poca esperienza Federica Mogherini) ce lo saremmo tolti di torno e invece ci tocca assistere alle sue ennesime manovre per far eleggere Amato.

AMATO (socialista) Pensate a quanto deve amare Renzi che l’altra volta lo ha spodestato a favore di Mattarella. Sodale di D’Alema, di Berlusconi e di tutto l’apparato, ritenta anche stavolta di salire sul Colle. Da opinionista di “Panorama” è salito su per tutti i gradini del potere, adesso prima diventa presidente della Corte Cost. e subito dopo tenta il colpaccio. Ma, tranquilli, se non riesce ci proverà la prossima. Il socialismo italiano senza lui e Craxi avrebbe avuto un grande avvenire, lui è l’esatto contrario di Pertini.

FRATOIANNI (l’ideologia) Ha detto a Letta, Conte e Speranza: “Alleati sì, ma noi Draghi non lo votiamo”. E’ chiaro, quel che rimane della sinistra del ‘900 non digerisce il tecnocrate al Colle. La tecnocrazia finanziaria deve restare al governo, perchè così la legislatura non finisce e i parlamentari possono arrivare a settembre per assicurarsi la paghetta. L’interesse del Paese coincide sempre col mio.

VELTRONI (trasversale) Sono anni che lavora con la figlia per diventare Capo dello Stato. All’uopo lui che fa tante cose e tutte mediocri, film, televisione, articoli, libri, sta ora in religioso silenzio romano vaticano, tessendo la sua tela. Uno come lui che promise di andarsene in Africa e pensa di salire sul Colle perchè è amico di tutti,  retrocede Renzi ad un apprendista. Il trasversale che ha reso la politica italiana tutto quello che è: io ci ho provato a cambiare la politica, che ci posso fare se ha cambiato me? (la frase che accomuna Veltroni e Renzi)

DRAGHI (civil servant) Se tutti i personaggi di cui sopra avessero in Europa e nel mondo un grammo della sua credibilità e competenza, se avessero un grammo della sua modestia, se insomma fossero un poco al servizio del nostro paese e delle sue Istituzioni, il nostro futuro sarebbe roseo. Purtroppo tutti i nanetti di cui sopra studiano come metterlo da parte, come liberarsi di lui, perchè è un paragone che intimidisce, è inarrivabile, è troppo alto. Il Pnrr, l’ultima occasione che l’Italia ha di diventare un paese normale, lo devono gestire i nanetti con i soliti metodi o lui, nell’interesse generale?

Ecco spiegato perchè mi faccio l’augurio che  Mattarella “il Grande” si sacrifichi ancora per mantenere al governo Draghi e riuscire nell’impresa impossibile di fare le riforme, quelle riforme che aspettiamo dagli anni settanta dell’altro secolo. Se Draghi diventerà Presidente meglio di niente, in fondo lui vuole questo, ma un governo senza di lui lo vedo male, anche perchè i politici inetti intendono per prima cosa prendere il posto della gente seria che abbiamo come ministri, Colao, Cingolani, Giovannini, Lamorgese.