Politica, e niente zuffe di valori

I valori un po’ hanno rotto. I diritti sono controversi e come si dice oggi spesso divisivi. Se lei dice sono donna madre cristiana, difendo la civilizzazione, faccio anche la guerra ma sono all’opposizione e voglio diventare governo per offrire benefici sociali al mio paese, anzi alla nazione, la Grande Proletaria che si muove, non le si può rispondere sono bianco, latino, pisano, ho un cacciavite, credo nello ius culturae e nell’eutanasia, voglio praticare l’accoglienza, punto sul voto ai sedicenni, e sul trasversalismo di gender o l’abolizione delle carceri, sono valori deboli, è pensiero debole, nobile se vogliamo ma debole.

Si parla di alleanze, bari-centri, centri mobili, centri-bari, ipotetiche leggi elettorali, campi larghi, veti strettissimi. Il vizio dell’astratto è anche nel centrodestra, ma alla fine tutti sono convinti che il collante dell’ambizione politica prevarrà e Meloni non avrà il coraggio o l’incoscienza di una corsa in solitario, si presenteranno come federatori di interessi negletti dalle élite, il solito brodo populista. Non gli si potrà rispondere con un appello generale antifascista e valoriale, democratico libertario. L’antipolitica di cui sopravviveva un pezzetto con il grillismo di governo biscontiano ormai è morta e sepolta, non dà frutti. Un cartello valoriale e a difesa dei diritti sembra sghembo e illeggibile ai miei occhi. Quand’è che compare un serio manifesto degli interessi, e anche una combattività intelligente, fattiva e non belluina, non demagogica, in nome del popolo che è una nozione da non lasciare in mano ai populisti?