(9/11/17) Quando facevo il docente negli anni settanta ho compreso un concetto fondamentale di economia attraverso un segretario che conobbi a Soveria nei due anni in cui insegnai diritto ed economia all’istituto per l’Agricoltura. Si chiamava Rosario Rubbettino e nel 1972 aveva creato la sua azienda tipografica. Il concetto, che poi ho di continuo ripetuto in tutte le occasioni ai miei studenti del De Fazio, è che un’azienda nasce su un’idea. Se l’idea è buona l’impresa va. Il secondo elemento di un’impresa è dove sta, il luogo dove opera. La leadership della catena Starbucks nel mondo delle caffetterie è nata con la intuizione che i posti migliori per i bar sono all’uscita della metropolitana o all’angolo delle strade trafficate. La Rubbettino, dove oggi lavorano una ottantina di persone, ha avuto successo perché è nata a Soveria Mannelli, in un luogo decentrato ma pacifico. A Lamezia per esempio non sarebbe stato possibile perché l’economia sana è sottoposta al giogo delle cosche. Quando conobbi il fondatore, scomparso a soli 59 anni, e lo sentii parlare con un entusiasmo incredibile di una tipografia che stampasse tutto l’occorrente per le scuole ma anche i libri, compresi di aver incontrato uno che aveva una visione. I due anni che sono stato a Soveria, facendomi conoscere persone e luoghi, mi hanno convinto che lo sviluppo di quell’idea fosse possibile. A Lamezia in quegli stessi anni invece pensavano a stampare le partecipazioni di nozze ed i manifesti elettorali. Nel 1976 l’azienda si dotò di un proprio stabilimento industriale fornito di nuove tecnologie, sistemi di composizione elettronica e la stampa offset. Da Lamezia andammo così a stamparvi un mensile, ma poi ci fecero capire che era preferibile stampare a casa nostra. Non intendevano fare concorrenza alle tipografie lametine, pensate che stile.
Alla fine del 1999 completarono un nuovo impianto di circa 12 mila metri quadrati e dal 2000, scomparso il papà, con la guida dei giovani Florindo e Marco, la Rubbettino ha ampliato la produzione con la cartotecnica e il digitale. Oggi la casa editrice ha raggiunto un’importanza di livello nazionale ma l’azienda grafica ha puntato sull’ internazionalizzazione, così nel 2016 ha chiuso l’esercizio con un fatturato di circa 10 milioni, in crescita del 15% sull’anno precedente, dopo un andamento stabile tra 2014 e 2015. Lasciati alle spalle i passaggi difficili del 2011 e 2012, oggi la Rubbettino è un’impresa con due anime, editoria e print, con un settore di stampa sempre più aggiornato, che garantisce servizi di prepress, offset, stampa digitale, nobilitazioni della carta, cartotecnica e logistica.
Ma l’idea è alla base di tutto, dicevo all’inizio, perché il mondo si trasforma e le idee vanno riconvertite. Oggi i Rubbettino puntano sul packaging, cioè il “vestito” di un prodotto, che nella società dell’immagine è probabilmente altrettanto importante quanto il prodotto stesso. Ecco allora le scatole per prodotti vari, e di vasti settori, da quello agro-alimentare al manifatturiero, dalla cosmesi al comparto farmaceutico. E poi la scommessa sulla carta, un oggetto che acquista sempre più valore se viene accompagnato dal design italiano, pensate ai taccuini che si vendono dappertutto, ai libri sempre più belli da sfogliare, da guardare oltre che da leggere, s’intende.
Ecco, quando ripenso a quel mite segretario di scuola che nel suo ufficio in una villetta, mentre mi faceva qualche documento, mi parlava di come intendeva progettare la sua azienda e vedo oggi la Rubbettino proiettata da Soveria sui mercati del mondo, mi passa davanti una lezione di economia. Per capire cos’è la visione di un’impresa e l’idea di un buon prodotto da vendere, certamente. Ma anche e soprattutto un’altra cosa, capire come sia possibile che il veronese Emilio Salgari senza spostarsi dalla sua stanza possa immaginare in Malesia i pirati di Mompracem e Sandokan.