2) La narrazione sulla Juve. Dopo 16 anni Stasi e Gianoglio ci riprovano

Quando la Juve venne condannata per Calciopoli un componente della Corte d’Appello  ebbe a dire: “Abbiamo cercato di emettere le sentenze in sintonia con il sentire comune”. Quando c’è di mezzo la Juve è questo “sentire comune” da temere più che le norme e  le fattispecie giuridiche. Questo sentire comune in fondo lo portano avanti le stesse persone. Non ci credete? Il commercialista Enrico Stasi gà nel 2006 aveva esaminato i bilanci della Juve insieme con il pm Marco Gianoglio. I due avevano per falso in bilancio incriminato Moggi e Giraudo ma allora tutto venne archiviato. Adesso la coppia ci riprova.  Un comune lettore se stamane legge “Repubblica” (quotidiano di John Elkann) troverà un articolo intitolato “Inchiesta Juve, Elkann intercettato con Agnelli: Dalla direzione sportiva si sono allargati”. Lo ha scritto Sarah Martinenghi. Il sommario dice:
Il dialogo tra l’ex presidente della Juve e il ceo di Exor (non indagato). Il componente del Cda Francesco Roncaglio era critico sulle manovre: “È l’errore madornale che abbiamo fatto la volta scorsa (…) il primo aumento di capitale serviva a puntellare le operazioni nate ai tempi di Higuain, noi invece l’abbiamo usato per comprare Ronaldo”.

Bene, adesso il lettore passa a leggere l’articolo, che vi propongo per intero:

C’era una “diffusa consapevolezza” ai vertici della Juventus riguardo a una “gestione foriera di perdita” e che si fosse fatto un “uso eccessivo delle plusvalenze”. Lo sapeva il presidente Andrea Agnelli, ma anche, scrive la procura di Torino nella richiesta di misura cautelare che era stata rigettata dal gip, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene. E la gravità della situazione non era sfuggita anche al presidente di Exor, John Elkann, che non è indagato dalla procura.

Gli investigatori della guardia di Finanza avevano captato una telefonata, del 6 settembre 2021, in cui Agnelli ed Elkann stavano discutendo del rinnovo del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della Juventus, con i nomi da inserire nella lista dei possibili candidati. Parlavano dell’importanza dell’audit committee, il comitato controllo e rischi, a cui sarebbe spettato di controllare e monitorare gli investimenti rispetto al piano a medio termine. “Il tema qua, e torniamo alla genesi, all’anamnesi della situazione: cioè noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato che siano stati presi e si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo – aveva detto il presidente Agnelli – cioè, se vado a prendere il libro del Consiglio Juventus, le trovo tutte queste informative al Consiglio rispetto al piano investimenti”. “Si, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, (…) si sono allargati, ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto”, era stata la replica di Elkann. “Esatto – era tornato sull’argomento Agnelli – facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto”.

Il ceo di Exor aveva poi anche riferito di aver parlato con l’allenatore Massimiliano Allegri, che secondo lui doveva fare attenzione “a non dire che le politiche che sono state fatte in questi anni erano dissennate, si è speso un sacco di soldi per dei giocatori che non sanno (…)”, “e poi – riportano ancora gli inquirenti in un altro stralcio della conversazione – quelle che erano le prerogative di mercato erano prerogative dei marcati in quel momento, adesso bisogna gestire le cose al meglio (…) tanto alla fine, di quello che hanno fatto gli altri prima, chi se ne frega”. “Sì, sono perfettamente d’accordo”, aveva affermato Agnelli.

Emblematica per l’accusa è poi il dialogo intercettato pochi giorni dopo tra Arrivabene e un componente del cda, Francesco Roncaglio. È il 17 settembre e l’ad commenta l’intervento fatto in una riunione del Consiglio: “Guarda, quell’intervento che ho fatto io sul cash flow è proprio il peccato originale di questi anni perché se non si considerano gli investimenti dei calciatori pieni, cioè pieni nel senso… non in funzione del fatto che li pagherò in N anni, ma che ho preso un impegno oggi per allora e quindi devo considerare tutto l’impegno che ho preso oggi, io alla fine con qualche scambio, qualche operazione di smobilizzo apparentemente (…) tengo ben sotto controllo la PFN (posizione finanziaria netta, ndr), ma la verità è che sotto bolle e cresce una PFN che io non ne tengo conto oggi, ma che è già…”.

Gli inquirenti annotano il parere di Arrivabene secondo cui il problema era nel cda venivano esposti i dati “actual”, e quindi “loro ti fanno vedere i miglioramenti che avrai negli anni ma senza farti vedere il dettaglio”. Roncaglio ribadiva che gli “actual” esposti erano quelli degli ultimi 6 mesi, contestando anche che “dire che noi abbiamo bruciato 4 milioni quest’anno vuol dire non saper leggere i numeri dell’azienda perché noi ne abbiamo bruciati 100! Capisco che vuol far vedere che ha tenuto in equilibrio i conti, ma li hai tenuti perché hai venduto un credito, perché non hai pagato i debiti e perché non tieni in considerazione tutti gli impegni finanziari che hai preso!”. “Capisci però – aveva aggiunto – che quello non è generare cassa, è prendere tempo con i fornitori, vendersi i gioielli di famiglia o ipotecarsi la casa e non considerare tutti gli investimenti ma considerare solo la prima rata… allora non mi stai raccontando la storia per quello che è. (…) Ancor più imbarazzante è il cash flow calcolato includendo gli aumenti di capitale!”.

Arrivabene replicava: “L’hai commentato giusto quando hai detto che l’aumento di capitale è servito per coprire un buco”. E qui Roncaglio era tornato a parlare dell’origine dei guai: “Però scusami, è l’errore madornale che abbiamo fatto la volta scorsa (…) il primo aumento di capitale serviva a puntellare le operazioni nate ai tempi di Higuain, noi invece l’abbiamo usato per comprare Ronaldo, per crescere, poi è chiaro che è scoppiata la ruota: eravamo a 300 all’ora, il covid era inimmaginabile. Però il problema qua è che noi dobbiamo avere il tachimetro giusto, se no non capisci a che velocità stai andando”.

Finito di leggere l’articolo, simile a tanti articoli che si trovano su tutti gli altri giornali, il nostro lettore non capirà nulla di nulla, a meno che non lavori in una grande impresa e abbia a che fare con bilanci e gestione aziendali. Non so chi di voi abbia partecipato alla chiusura di un bilancio aziendale, ma se volessimo guardare alle plusvalenze  finte e ai magazzini vuoti delle aziende italiane se ne dovrebbero far chiudere il 99,9%. Solo pochi possono destreggiarsi tra “cash flow”, “actual degli ultimi 6 mesi”, “qualche operazione di smobilizzo”, o capire cosa significhi “tengo ben sotto controllo la PFN (posizione finanziaria netta, ndr)” . Roba finanziaria, industriale, complessa, roba da esperti veri, non basta una laurea.

Solo che l’articolo contiene un inizio (ve l’ho messo in rosso) dove c’è un sunto o meglio la “narrazione” che la procura di Torino rinviando a giudizio Andrea Agnelli e altri, sta creando. La Procura vuol far credere (e si serve dei giornali per questo) di aver trovato la “pistola fumante”. Invece non c’è e il processo si svolgerà valutando pro o contro numerosi indizi. Per cui il lettore, senza aver potuto capire nulla della intricata questione aziendale, e non per sua colpa ma per colpa della realtà, che richiede competenze finanziarie vere, si ritrova (giusto all’inizio dell’articolo) il nocciolo della questione che poi starebbe nell’uso eccessivo di plusvalenze. Per Calciopoli giusto per la Juve venne creato il “reato a consumazione anticipata” (non sto scherzando, è ormai storia giuridica), adesso vedremo di cosa saranno capaci. In una sentenza scrissero: “Le classifiche (del campionato) sarebbero state alterate senza alterare le singole partite”. Cioè la Juve per Calciopoli venne condannata, per capirci, per omicidio, ma non sono stati trovati il cadavere, l’arma del delitto, i complici del reato e il movente.  La storia si ripeterà?

Una questione, questa delle plusvalenze, sulla quale la giustizia sportiva si è già pronunciata due volte assolvendo la Juve, e sulla quale lo stesso gip di Torino, al pm che chiedeva di arrestare Andrea Agnelli, ha risposto negando l’arresto perchè “non ci sarebbe dolo ma piuttosto buona fede” nell’uso eccessivo delle plusvalenze.

Cosa significa? Significa che Agnelli ha fatto quello che facevano tutte le squadre italiane e la consapevolezza che le plusvalenze fossero lecite per aggiustare i bilanci la si evince da alcune affermazioni esplicite di Paratici.

Intercettato in un ristorante torinese, Paratici dice “Non ci importa nulla, perchè se negli scambi metti 4 o 10 milioni è uguale, nessuno può dirti nulla”. In questa frase intercettata c’è l’ipotesi accusatoria della Procura. Per la Procura non sarà facile dimostrare gli illeciti (il falso in bilancio) della Juve, ma le intercettazioni pubblicate a spizzichi come sempre intendono creare un colpevole ad arte, prima del processo.

Resta, per l’opinione pubblica più avvertita, lo sgomento per la cialtronaggine dei dirigenti juventini. Oggi nessuno, neppure chi ha un negozietto di frutta e verdura, parla più al telefono di affari. O un artigiano di fare un lavoro in nero. Invece dirigenti e amministratori di una società quotata in borsa usano il cellulare in maniera libera e felice. Uno poi, che è Cherubini, scrive addirittura un quadernino con il titolo “Il libro nero di F. Paratici” e lo lascia su un tavolo pronto per essere sequestrato dalla finanza. Sono cose ridicole e inverosimili, in altre parole gente che ha vinto 9 scudetti di fila ad un certo punto ha perso il contatto con la realtà, si è creduta onnipotente, o invisibile, e ha cominciato a non capirci più nulla.