«In tutta la Regione Emila-Romagna solo per il sostegno – spiega Monica Barbolini, segretaria regionale della Cisl scuola – servono 13.900 insegnanti, 900 in più dello scorso anno e il dato è sempre in crescita. Solo che in tutta l’Emilia Romagna in ruolo ce ne sono solo 4000 e nonostante le diverse chiamate non si riescono a coprire i posti. Ma il discorso vale, benché in misura minore, anche sulle classi ordinarie. Assistiamo sempre di più al fenomeno di docenti precari, inseriti nelle Gps, che non se la sentono, evidentemente, di abbandonare l’ordinario, seppure svolto come supplenti, per cambiare regione e rischiare di tornare a casa o riavvicinarsi alla famiglia chissà tra quanti anni. A pesare è sempre di più il costo della vita e in particolare della casa. Un insegnante che guadagna in media 1200-300 euro al mese difficilmente può sostenere un affitto da 7-800 euro. Bisognerebbe pensare a un bonus casa per i docenti, altrimenti la vedo dura». (Emanuela Giampaoli, Repubblica, 18/8/23). Un bonus casa o in Italia andrebbe ripensato tutto il mercato immobiliare, per esempio? Vediamo.
Per coprire le mancanze con una chiamata (tecnicamente una call veloce, ovvero su docenti di altre regioni disposti a trasferirisi in Emilia-Romagna) per 2137 posti di ruolo, di cui 1861 sul sostegno, hanno accettato solo in 17 (e poche di più sono state le richieste).
La conferma arriva da Gabriele Caforio della Flc–Cgil di Bologna. «Un tempo i docenti che venivano dal Sud facevano richiesta e magari provavano, ora nemmeno si candidano, sanno già che il costo della vita è insostenibile per un insegnante nelle nostre città».
«Per l’anno scolastico imminente sembra profilarsi l’impiego di circa 11.000 docenti supplenti nelle scuole dell’Emilia-Romagna. La situazione riguardante il personale di sostegno è particolarmente preoccupante, con migliaia di posti vuoti che saranno ricoperti tramite supplenti, compromettendo la qualità dell’istruzione in particolare per gli studenti con bisogni speciali» (Stefano Caliandro, consigliere regionale Pd)
E’ una situazione oggettiva che è ben conosciuta da tutti. Il differente costo della vita tra Sud e Nord rende impossibile trasferirsi al Nord. Solo che in Italia si continua a ragionare come se si fosse in America dove è noto che in tre giorni un nucleo familiare riesce a trasferirsi vendendo la sua casa e acquistandone un’altra nel nuovo comune di residenza. Il “caro-affitti” questa estate, come nel 2022, è stato coperto da varie inchieste sui quotidiani ma è un fenomeno così antico che sorprende quando vine “riscoperto”. Anche tutti coloro i quali prediligono gli slogan contro la precarietà e sono favorevoli ad un lavoro stabile non possono dire una sola parola su questo fenomeno che rende impossibile accettare un posto nella scuola a tempo indeterminato se la condizione è quella di doversi trasferire in una città del nord. Il “male minore” è una scelta obbligata per docenti con famiglia o con figli piccoli o con genitori anziani: meglio continuare ad esser precario pluriennale vicino casa che “di ruolo” in una città dove non riesci a pagare le bollette. Quel che sorprende è soltanto come viene trattato l’argomento sui media. Lo si presenta come una “scoperta”, lo si configura come “eccezionale”, lo si tratta soprattutto nei mesi estivi, quando la scuola italiana da sempre è incaprettata da questo nodo strutturale: i posti di insegnamento sono al nord, gli insegnanti sono al sud e non possono spostarsi per un costo della vita molto differente. Materia per economisti raffinati e non per elzeviristi, per profondi conoscitori della problematica e non per indignati speciali che scrivono durante le ferie.
In tanti film americani da sempre vediamo famiglie trasferirsi in un’altra città sistemando un carrello pieno di oggetti dietro l’auto, o affidandosi ad un camion per il trasloco. C’è una grande differenza tra noi e gli americani quando si tratta di compravendere un immobile. In Italia, il 50% circa delle compravendite è fatto tramite l’ausilio di un’Agente Immobiliare, negli Stati Uniti questa percentuale si avvicina al 100%. Le differenze tra i due paesi nascono in primo luogo da tre elementi decisivi: (1) In Usa ci si affida ad un solo Agente Immobiliare e lo s’incarica di acquistare la casa giusta oppure di vendere la propria casa alle migliori condizioni. Mentre in Italia un agente immobiliare è un intermediario tra venditore e compratore, in America ogni agente fa l’interesse esclusivo del venditore o del compratore. Tale peculiarità però aumenta piuttosto che diminuisce la propensione a collaborare tra gli Agenti Immobiliari americani, per cui affidarsi ad un solo Agente non vuol dire escludere gli altri, che potranno comunque collaborare con quello incaricato direttamente sia nella vendita che nell’acquisto.
(2) Negli USA, quasi tutti gli immobili sul mercato vanno sul Multiple Listing Service, che e’ un servizio a pagamento. E’ una grande banca dati, dove ogni listing agent, colui che ha l’incarico in esclusiva, inserisce il proprio immobile tra i listings locali. La cosa molto importante e’ che ogni agente di uno stato puo’ essere il buyer agent per vendere qualsiasi immobile presente sul mercato. Il MLS, inoltre, consente di risalire a tutte le informazioni relative all’immobile in vendita, dalla sua costruzione ai giorni attuali, nonche’ i trasferimenti e gli agenti che si sono succeduti nel corso degli anni (avete presente le polemiche italiane sul Nuovo Catasto?). Il MLS ti fornisce il CMA, Comparative Market Analysis, ovvero la comparazione di immobili simili, sia venduti che sul mercato attuale. Col MLS si può indagare sulla situazione fiscale della proprieta’, su eventuali ipoteche e gravami. In altri termini, gli immobili quando vengono messi sul mercato sono pronti per essere immediatamente venduti e trasferiti al nuovo proprietario. In Italia avviene il contrario, spesso gli immobili vengono messi sul mercato senza che possano essere considerati “commerciabili”. A volte presentano irregolarita’ e abusivismi che andranno sanati (se possibile) e che portera’ a tempi lunghissimi per la conclusione della vendita. Per le case italiane vetuste risalire ai progetti originari, verificare le variazioni e le modifiche apportate nei secoli, e’ quasi impossibile. Negli USA, invece, e’ tutto facilmente verificabile online. (3) Negli States si usa inserire nei pressi della proprieta’ un Sign for Sale, cioè un grosso cartello inserito nella siepe, dove si pubblicizza il mandato a vendere. Una volta venduto, si aggiunge la scritta SOLD, o PENDING, se e’ nella fase tra il post accettazione ed il closing. Per gli immobili vacanti, ovvero non abitati ne’ dal proprietario, ne’ da inquilini, il listing agent inserisce il lockbox alla porta. Esso può essere anche elettronico, ed attraverso un’applicazione sul telefonino si ottiene la combinazione per entrare nella proprieta’. Questo favorisce vistosamente i visitatori che potranno recarsi direttamente all’immobile senza dover attendere il listing agent o il proprietario. Inoltre, con il lockbox elettronico, l’agente che ha l’incarico puo’ sapere chi sta visitando la casa.
In Italia esistono quei piccoli e colorati cartelli Vendesi che vengono inseriti nei pressi delle abitazioni. Non e’ raro notare piu’ cartelli di agenzie diverse per lo stesso immobile, mentre da noi non esiste il lockbox elettronico per visitare la casa.
Nel real estate americano sono diffusi gli Open House, che in Italia avvengono talvolta solo per nuove costruzioni. Vengono fatti, normalmente, nel week end, tra le 13.00 e le 16.00, e sono gestiti dal listing agent o da altri agenti della sua stessa agenzia. Chiunque, in quella fascia oraria, puo’ visitare l’immobile. Sono la forma pubblicitaria piu’ efficiente e probabilmente anche meno costosa per qualsiasi agente. Rappresentano il miglior modo per creare new leads, ossia nuovi contatti.