In una puntata di Report del 22 ottobre si parlava di Berlusconi e di Marta Fascina. Verso la fine si è visto il giornalista Luca Bertazzoni inquadrato mentre tenta di porre una domanda a Marcello Dell’Utri che è vicino l’uscio della sua casa. Il dialogo è cortese e finisce subito quando l’amico del Cavaliere chiude la porta rifiutando di rispondere alla domanda. Report nei suoi servizi usa spesso questa tecnica perfettamente legittima, come diceva sempre Costanzo “domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Si vedono spesso giornalisti che in strada aspettano personaggi ai quali avvicinano un microfono e fanno una domanda, documentando rifiuti e fughe. In questi casi l’intento è quello di affermare: noi ci abbiamo provato ad ottenere delle risposte alle nostre affermazioni.
Se un giornalista scrive un’inchiesta per un quotidiano, i rifiuti ricevuti prendono un rigo, in tv possono durare minuti e come si dice, il giornalista si mostra, ci mette la faccia per documentare il suo lavoro difficile e scomodo. Può apparire insistente o tenace, insinuante o ossessivo, come nella famosa intervista mancata al banchiere Enrico Cuccia che venne accompagnato per strada sino a casa e non profferì una sola parola per reagire in lunghi interminabili minuti alle domande insistenti del giornalista. Una scena violenta, ai miei occhi, che documenta la forza del Quinto Potere. Domandare è lecito, ma per quanto tempo è legittimo insistere davanti ad un vecchio che sta tornando a casa camminando in una pubblica via?
Striscia la notizia usa da molto tempo dei giornalisti che inseguono o smascherano truffatori o borseggiatrici oppure documentano piazze di spaccio. Mentre Michele Santoro si introduceva a Scampia o in inaccessibili fortini della mafia, oggi Brumotti in bici documenta il degrado dei tossici alla ricerca di una dose. O le figure di m… di quelli che posteggiano nei posti destinati all’handicap. Spesso e volentieri viene minacciato se non malmenato e così si apre tutto il capitolo dei giornalisti “eroi loro malgrado” perchè vittime di pestaggi, come Daniele Piervincenzi di Rai 3 ad opera di uno dei Casamonica. Certo, le situazioni sono diverse, la reazione del direttore Rai Fabrizio Del Noce che col microfono ruppe il naso di Staffelli (fu condannato a pagare 84mila euro ma non so se lo ha fatto) è reazione diversa da quella del mafioso Roberto Spada che ad Ostia ruppe il naso all’inviato di “Nemo”. Ma, come ha scritto Gabriele Niola, “la saga di Saw l’enigmista è Striscia la notizia con la violenza e la mutilazione al posto del tapiro: o lo accetti o ti tormenteremo perchè abbiamo deciso che sei colpevole”.
Saw vuol dire sega e quel thriller-horror stabilì il record della violenza. Il regista James Wan e lo sceneggiatore Leigh Whannell, entrambi esordienti, dichiararono (ridendo): “voglio che la gente sia molto scossa, quando uscirà dal cinema, totalmente scossa”.
Ecco una definizione programmatica che ci può venir utile. Quando, attraverso un film o anche una trasmissione tv, l’autore si propone di voler scuotere lo spettatore, può usare varie forme di violenza. La domanda è allora: anche diffondere il cd “fuorionda” è una forma di violenza? In sostanza è come una intercettazione telefonica fatta all’insaputa dell’intercettato, un microfono o una telecamera nascosta che spia.
Vi piacerebbe essere intercettati mentre lavorate o siete a casa? Non piacerebbe a nessuno, è chiaro, e ci dovrebbe essere, a pensarci bene, una nostra sfera privata insuperabile, così come nel 1948 venne affermato con l’art. 15 il principio costituzionale della riservatezza della corrispondenza, superando così la visione dello Statuto Albertino che la escludeva. Intercettare un terrorista che potrebbe compiere un attentato è cosa vicina ad intercettare un mafioso ma altra cosa ancora è intercettare un impiegato pubblico che riceve una mazzetta. Cosa c’entra con queste situazioni spiare il giornalista Andrea Giambruno in uno studio televisivo?
Antonio Ricci attraverso la bassa frequenza, registrazioni che vengono fatte in ogni studio televisivo, ha sputtanato o documentato gaffe, negli anni ha preso di mira Emilio Fede o Mentana o Insinna, ma anche Elisabetta Tulliani, moglie dell’allora presidente della Camera Fini. Ci fece vedere Berlusconi che spiegava a Barbara d’Urso quali domande fargli, Tajani e Rocco Buttiglione che cercavano di costruire alleanze durante la pubblicità, passando per Fini, Guido Crosetto, Matteo Renzi.
“Se nei decenni trascorsi dall’invenzione di Striscia tutta la tv d’informazione – e persino alcuni varietà emuli, anch’essi con balletti, che ritengono di fare informazione – ha adoperato lo stilema dell’inviato che corre dietro al derelitto del giorno urlandogli domande scomode, probabilmente è responsabilità di Antonio Ricci. Se l’hanno fatto e lo fanno tutti prendendosi sul serio, decisamente no. Gli inviati di Piazzapulita o delle Iene sono convinti di fare informazione scomoda, mica d’essere il Gabibbo” (Guia Soncini).
Quante volte abbiamo visto in tv “Che figura di merda!!!” il grido di Emilio Fede su Rete 4 mentre buttava a terra i fogli ? Ma siccome le “figure” di cui sopra hanno intensità diverse, nessuno saprà mai se Ricci con Giambruno stavolta voleva semplicemente reagire agli ascolti bassi (Striscia fa il 16%, mentre Affari tuoi fa il 22%) o a Pier Silvio o alla Meloni. In fondo tutta la carriera di Antonio Ricci sotto l’egida del Cavaliere ha seguito questo canovaccio. L’Auditel e solo l’Auditel gli hanno consentito di avere piena libertà e soldi e potere rispetto al suo editore.
Quindi per concludere considero “violento” il giornalista che molesta Enrico Cuccia mentre per strada come ogni giorno fa ritorno a casa. Considero che intercettare terroristi e mafiosi sia giusto perchè è “emergenza democratica”. Ma detto ciò, tutti quelli che vanno in uno studio televisivo e dopo tanti anni non hanno capito che le loro parole possono essere registrate, beh, mi dispiace ma se uno è cretino non possiamo farci niente.
La comunicazione, ha ricordato Soncini in questi giorni, è l’arte di rigirare frittate, e nessuna persona di buonsenso, in questo balordo paese, pensa di saperle rigirare meglio di Antonio Ricci (è la ragione per cui ha fatto molti più soldi di noi: chi ha successo ha ragione). Se non fosse così, Ricci avrebbe continuato nella vita a fare il preside, invece di nascondersi dietro il Gabibbo a fare il suo lavoro che è difficile spiegare davvero in cosa consiste, e che si riassume in un numerino giornaliero che misura gli ascolti.