Con un mio collega di scuola, Tonino Iacopetta, abbiamo fatto insieme diversi esami di maturità e siccome lui era un poeta, ci capitava di parlare di poesia. O meglio, lui parlava di poesia, e io ascoltavo perchè di poesia non so nulla. Allora erano tempi in cui “sapevi da sempre e per sempre che non avresti mai finito di imparare e che nel mondo erano state fatte e pensate troppe cose perché tu le sapessi tutte“.
Una volta era accettato, compreso e assunto come senso comune questo concetto: ci sono molte cose da apprendere, non si può apprendere tutto, e gli adulti in genere sanno, per cultura ed esperienza, qualcosa in più dei giovani, ecco perchè possono insegnare qualcosa. Oggi questo concetto ce lo siamo giocati alla roulette, i giovani pensano di non aver nulla da imparare dagli adulti, fondamentalmente se ne fregano delle nostre questioni. Il loro mondo ha meno sogni, è già duro a sedici anni, pero’ tra le due categorie ad essere penalizzati sono gli adulti, essendo il mondo ormai interconnesso e dominato dalla tecnica. Una volta, chi non sapeva si rivolgeva a chi ne sapeva più di lui, magari con un po’ di umiltà; adesso, grazie ai social, vige solo la presunzione di sapere. Lo testimoniano i medici, la gente si fa le diagnosi sul web per cui si è sviluppata un’ignoranza wikipedica, aumentano i negazionisti e i terrapiattisti e chi frena il progresso a colpi di decreti. Cosa ce ne facciamo della conoscenza sperimentata nel corso dei secoli? Nulla. Come possa essere possibile ora insegnare a ragazzi che non hanno nulla da apprendere e credono di sapere tutto, ditemelo voi.
Neppure le cd “educazioni” sono possibili. Si può fare nelle scuole “educazione sentimentale” se i giovani sono convinti che i genitori non capiscano nulla di sesso, sentimenti, relazioni? Il discorso può essere allargato a qualsiasi aspetto sociale. Gino Paoli recentemente ha detto che i Maneskin non li conosce ma ne sente parlare fin troppo. Subito si è beccato la risposta: «Non so se tra 100 anni qualcuno si ricorderà fuori dall’Italia di Gino Paoli, certamente dei Maneskin si… grazie anche a questi sprezzanti giudizi…». Questo fenomeno è conosciuto col nome di “Presentismo“: pensare che a restare domani sarà ciò che è famoso oggi.
Gino Paoli con tutti i suoi 60 anni di canzoni memorabili nel 2050 non lo ricorderà più nessuno, come succederà ai Beatles e a Lucio Battisti, ed invece tutti ricorderanno i Maneskin? Possibile che l’umanità scivoli lungo questa china, che Rkomi con i suoi “Aeroplanini di carta” nell’Italia del 2050 venga celebrato, senza che nessuno si ricordi più di “Mi ritorni in mente” di Battisti che è del 1970 e finora è durata 53 anni nei nostri cuori e testa? Tra soli 27 anni, ovvero a 80 anni dalla sua uscita sul mercato, nessuno ricorderà più
Mi ritorni in mente
Bella come sei Forse ancor di piùe invece tutti ameranno il rapper milanese Mirko Manuele Martorana (Rkomi) che essendo del 1994 nel 2050 avrà soltanto 56 anni e presumo sarà ancora in attività come succede alla Zanicchi?
Se il mio giudizio valesse qualcosa io in poco più di 70 anni ho visto l’esatto contrario del Presentismo. Ho visto resistere all’ingiuria del tempo pochissimi personaggi ed essere inghiottiti nel grande buco nero dell’oblio tantissimi fenomeni assoluti. Meteoriti schiantatisi giú a grande velocità. Lasciamo perdere quella gran fiera della vanita’ che e’ la tv. E’ chiaro a tutti, anche a chi la produce, che la tv (si) consuma in continuazione essendo utile quanto i supermercati. Niente e’ destinato a durare ma solo ad essere comprato e venduto. La tv come i supermercati e’ il regno del Presentismo, i prodotti ogni giorno vengono rinnovati e i Pippo Baudo o i Mike Bongiorno hanno lo stesso valore di un detersivo impostosi sul mercato. Solo pochi professionisti restano nel tempo e nello spazio, avendo cambiato le regole della comunicazione (per es. l’americano David Letterman con il suo Late Night/Show trasmesso dal 1982 al 2015 dalla NBC e poi dalla CBS).
Piuttosto parliamo, per cominciare, della musica italiana, dove esistono i fenomeni di “una sola stagione”, i Righeira e Mario Tessuto o Nico Fidenco, Scialpi e Alan Sorrenti: il successo singolo o i successi estivi. E poi ci sono fenomeni duraturi, come Claudio Villa e Domenico Modugno (il bel canto e poi l’innovazione). Bene, anche questi ultimi già nel terzo secolo stentano ad essere ricordati perchè sono stati fenomeni sino al 2000, dopo almeno mezzo secolo di successi duraturi. Un ragazzo d’oggi non sa più chi siano. Quindi, nel migliore dei casi, nella musica italiana, duri mezzo secolo, come Gianni Morandi.
E’ un po’ diverso nella musica internazionale se i Rolling Stones (con due componenti ancora in vita della formazione iniziale) hanno pubblicato un nuovo disco dopo 20 anni, e i due Beatles vivi (Paul e Ringo) sono ancora osannati dovunque si presentino. Voglio dire che il presentismo è contraddetto in qualsiasi campo o settore, nelle arti ma anche nella politica. Mentre scrivo questo articolo due politici ultras fascisti e comunisti, Alemanno e Rizzo, stanno presentando un loro movimento politico rossobruno, “gli Indipendenti”, e forse qualcuno con uno sforzo ricorderà le loro facce ma non capirà forse che oggi gli estremisti rossi e neri vogliono esattamente le stesse cose dopo essersi ammazzati per tutta un’ epoca.
Nel 2050 tra i politici italiani, a parte Moro e Pertini e Ciampi, qualcuno ricorderà Cossiga o Rumor, Fanfani e De Mita? I cattivissimi e i potentissimi, gli Andreotti e Craxi, non cadranno nel dimenticatoio molto prima di uno buonissimo come Sandro Pertini? Abbiamo già dimenticato padri della patria insuperabili come Terracini e Calamandrei, allo stesso modo dimenticheremo intere categorie, come quelle dei giornalisti onnipresenti in tv. Nessuno sa più chi fossero Andrea Barbato o Guido Barendson, Sandro Curzi o Lamberto Sechi mitico direttore di Panorama (1962) che inventò i “fatti separati dalle opinioni”. Già Giampaolo Pansa o Oriana Fallaci hanno pochi ammiratori, Beniamino Placido nessuno sa più cosa scrivesse, Eugenio Scalfari che è mancato da poco ci pare che vivesse negli anni sessanta.
Potremmo continuare con qualsiasi settore, nel cinema Orson Welles e Kubrick a livello di massa e opinione pubblica in pratica non esistono, e nella letteratura un popolo di ignoranti che compra i libri di Fabio Volo può sapere chi fosse Italo Calvino?
Ecco, ciascuno di noi sa soltanto di poche cose e pertanto chi si scandalizza che io non so nulla di poeti e poesia dovrebbe piuttosto riflettere sul Presentismo che incombe su di noi.
Chi si ricorderà di te tra 10 anni e tra 50 anni? Questa domanda si dovrebbe fare a tanti fenomeni dell’effimero che incontriamo in giro per il mondo. Saremo ricordati per sempre piuttosto per la nostra bontà prima che per la nostra sapienza. Non saranno mai ricordati gli uomini e le donne di potere. E tra gli artisti lasciare il segno nei secoli è un dono che spetta davvero a pochissimi.
Ma ora in conclusione è arrivato il momento di dare la definizione più esatta della malattia che chiamiamo Presentismo: una botta e via. L’artista Andy Warhol lo aveva capito quando ci avvisò addirittura nel 1968: “Nel futuro tutti saranno famosi in tutto il mondo per 15 minuti”.