La notizia inedita è questa: Nel 2023 Mediaset ha sorpassato stabilmente il competitor pubblico su tutti gli italiani considerando l’anno pieno e tutti gli eventi. Lo sottolinea, parlando di “risultato storico”, il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi. I dati Auditel, infatti, registrano l’aumento dell’audience delle reti Mediaset in tutte le principali fasce di palinsesto. Un trend grazie al quale le reti del Biscione nelle 24 ore raggiungono il 37,7% di ascolto medio (Rai 37%).
Anche chi guarda la tv con un occhio solo capisce la ragione, la causa di tale sconvolgente novità del privato che supera il pubblico. Adesso ve la spiego, avvertendo tutti che dirò una cosa banale, alla portata di tutti, ma che il politically correct non può, per ragioni di bottega o ideologia, dire. Mediaset ha superato la Rai, tenetevi forte, per la semplice ragione che per fare un programma sulle reti del Biscione bisogna andar bene ad un uomo solo al comando, al piccolo culturista Pier Silvio, mentre per farsi assegnare un programma sulle reti Rai occorre trovarsi nella giungla un protettore politico. Quindi in Rai un centinaio di politici sono in grado di far attribuire un programma ad incompetenti, raccomandati, fumati, primedonne inabili a fare ascolti. Tutti siamo in grado di capire che affidare un programma a Nunzia De Girolamo o a Pino Insegno significa fare karakiri, mentre il culturista può affidare un programma alla moglie Silvia Toffanin (Verissimo) ma la inserisce in un contesto in grado di fare ascolti certi.
IL CONTESTO I programmi Mediaset fidelizzano l’ascoltatore con la tecnica del reality. Il Grande Fratello dura 6 mesi perchè gli ascoltatori di quel programma sono ormai uguali a tutti noi che andiamo sempre a comprare il latte nello stesso negozio. Ma anche i dating show (spettacolo televisivo basato sull’organizzazione di incontri che si propongono di verificare l’esistenza delle condizioni di affinità, simpatia e attrazione, che possano permettere a due persone di sviluppare un’eventuale relazione), cioè tutti i programmi della De Filippi, sono al fondo dei reality come il programma di Signorini: il pubblico si lega ad alcune persone comuni e alle loro vicende, pertanto col tempo diventano personaggi e migrano da programma in programma.
Tina Cipollari per dirne una è stata una casalinga che andò a fare la claque di Uomini e Donne della De Filippi. Questa la notò dopo qualche intervento che fece e col tempo la inserì nel programma, infine la promosse con l’ex ballerino fluido Gianni Sperti, ad opinionista. Ma Cipollari e Sperti sono spesso ospiti di altre trasmissioni Mediaset che il pubblico segue inseguendo i suoi personaggi di riferimento (Verissimo nei fine settimana è la messa cantata dei personaggi). Certo, poi ci sono Beautiful, le telenovele turche e spagnole, tipo Terramara, le serie di Tao2 di Valsecchi, i telegiornali di Clemente Minum inamovibile da quando lasciò Mentana. Ma un uomo solo, culturista, comanda e se vuole lui caccia d’Urso e arrivano Merlino e Berlinguer.
La catena di comando, con buona pace della sinistra prima e dopo il Muro che ama il “noi” e odia l’impresa, il mercato, l’America e gli ebrei, è snella, ben individuata al vertice. Alla Rai non è questione di Meloni, è questione di governi e tribù, correnti politiche e agenti. La catena di comando in Rai è frammentata e ogni politico a seconda della stagione piazza i suoi. Degli ascolti non risponde nessuno, tanto ci sono il canone, Montalbano e Sanremo. Uno cade, e avanza un altro, il gioco continua. Faccio un solo esempio, il ministro napoletano della Cultura (nientemeno) Gennaro Sangiuliano (1962): da direttore del quotidiano Roma è assurto a direttore del TG2 dal 2018 al 2022 e poi è diventato ministro. Paradossalmente in Rai solo gli agenti hanno un uomo solo al comando, il cosentino Lucio Presta, però ora ha rotto con Amadeus e forse con Zalone.
Per capirci, basta leggere l’elenco dei suoi assistiti in Arcobaleno Tre: Paola Perego, Mara Venier, Lorella Cuccarini, Gianni Morandi, Paolo Bonolis, Antonella Clerici, Annalisa Bruchi, Daniela Ferolla, Antonella Clerici, Ezio Greggio, Giulio Golia, Eleonora Daniele, Federico Quaranta, Nicola Prudente (Tinto), Marco Liorni, Roberto Benigni, Checco Zalone, Myrta Merlino, Barbara d’Urso, Nunzia De Girolamo.
Il suo competitor, Beppe Caschetto, è più forte a Mediaset e sulla 7, e anche di lui fornisco elenco degli assistiti, anche per capire perchè ogni 15 giorni Floris sulla 7 ospita per 90 minuti Pierluigi Bersani, amico di vecchia data di Caschetto che lavorava alla regione Emilia quando Bersani era il presidente: CASCHETTO (ITC2000) Pierluigi Bersani (amico fedele), Fazio, Litizzetto, Virginia Raffaele, Bianca Berlinguer, Salvo Sottile, Geppi Cucciari, Alessia Marcuzzi, Ema Stokholma, Roberto Saviano, Lilli Gruber, Massimo Gramellini, Giovanni Floris, Corrado Formigli, Lucia Annunziata, Stefano De Martino, Herbert Ballerina, Stefano Bollani, Sabrina Ferilli, Pif, Fabio Volo, Miriam Leone, Caterina Balivo, Maurizio Crozza, Enrico Lucci, Bizzarri e Kessisoglu, Neri Marcorè.
A Mediaset l’unica agente accreditata è GRAZIA LAPEDOTA (Notorialab) che schiera Michelle Hunziker, Ilary Blasi, Silvia Toffanin, Nicola Savino, Alvin, Cristina Chiabotto, Ambra Angiolini, Daniele Bossari, Syria.
ANDREA MINUZ (estratto di La tv è mummificata)C’è stato un tempo in cui guardavo la televisione per divertirmi, prendendola sul serio proprio per divertirmi ancora di più. Ora capita di rado. C’è in effetti davvero qualcosa di cadaverico nell’atto stesso di accendere la tv, prendere il telecomando, girare a caso tra i canali. Una cosa che non ha più a che fare con la noia (che è un pezzo decisivo dell’immaginario e del piacere televisivo) ma con uno strano horror vacui. Sto leggendo in questi giorni “Sabato champagne”, gran bel romanzo d’esordio di Alice Valeria Olivieri. Un libro su quella tv con cui lei, poco più che trentenne, è cresciuta. Un coming-of-age che si snoda tra la vergogna di vedere “Uomini e donne” di nascosto, il pomeriggio, a Ghezzi e Ambra che duettano a “Non è la Rai”, fino a Mark Caltagirone, “Temptation Island”, le lacrime pomeridiane di Toffanin, la tv ripetitiva e mummificata di oggi. Mi sorprende che anche una scrittrice ancora giovane abbia già questa saudade per una tv che sta scomparendo. Un rimpianto per la sua golden age, qui soprattutto gli anni Novanta. E su questo romanzo aleggia infatti dalla prima all’ultima pagina l’ombra del Cav. “Il più grande dono che Berlusconi avrebbe potuto fare a suo figlio Pier Silvio”, scrive Olivieri, “era regalargli la sua inesauribile allegria. Ma i tempi sono cambiati precipitosamente e così non è stato”. Ecco il titolo, allora, che viene fuori proprio da lì. Da quel champagne du samedi con cui Berlusconi presenta ai francesi l’arrivo di La Cinq, nel 1985. Una festa, una goduria sbruffona, anche sotto sotto una truffa canagliesca à l’italienne. Sabato champagne! La televisione che ci piaceva, non mummificata, non immobile, piena di bollicine. Quella che fatichiamo a ritrovare oggi.