Caro direttore, ho letto con interesse il suo editoriale di ieri e vorrei spezzare almeno mezza lancia in favore della sottosegretaria Boschi, riguardo a un’accusa specifica che aleggia nell’aria da tempo. Poiché da settembre 2014 a dicembre 2015 ho passato quindici mesi a Palazzo Chigi, credo sia opportuno partire da alcune premesse di ordine personale. Non ho motivi di simpatia o di antipatia personale. Credo che Renzi e alcuni (non tutti) suoi collaboratori siano riusciti nell’impresa titanica di dilapidare un capitale politico gigantesco per colpa della loro arroganza e superficialità.
Ma in questo caso non mi tornano i conti di almeno un’accusa a Maria Elena Boschi. Che ha agito forse con leggerezza, probabilmente impropriamente in alcune occasioni, e quasi certamente con una scarsissima conoscenza di come funziona un sistema finanziario moderno ( in questo viaggiando comunque in ottima compagnia, inclusa quella di quasi i tutti i componenti della commissione di indagine); ma non per salvare gli interessi del padre e quelli finanziari della famiglia, senz’altro l’accusa più infamante, e che giustificherebbe una punizione ben più pesante delle dimissioni. Proprio per questo è importante diradare l’aria da questa accusa che, se creduta, aumenterebbe ulteriormente cinismo e disaffezione.
L’unico incontro della allora ministra con Ghizzoni, ad di Unicredit, in cui si parlò di Banca Etruria è del dicembre 2014, quindi precedente al commissariamento del febbraio 2015 che estromise l’intero consiglio di amministrazione. Basta questo per sospettare che l’interessamento sia motivato dal desiderio di salvare il padre? Molto difficile. Unicredit avrebbe comprato Banca Etruria solo per fonderla per incorporazione, come sempre avviene in questi casi ( e come è avvenuto quando Ubi Banca ha comprato Banca Etruria): il consiglio di amministrazione di Banca Etruria sarebbe stato azzerato in ogni caso.
Qualcuno potrebbe pensare che almeno con l’acquisizione da parte di Unicredit si metteva al riparo il consiglio di Banca Etruria da eventuali azioni di responsabilità. Non è ovvio: Banca Etruria fu poi acquisita da Ubi Banca, ma nell’ottobre di quest’anno il liquidatore ha citato gli interi ultimi tre consigli di amministrazione per un danno di 465 milioni. Anche Unicredit avrebbe potuto fare lo stesso ( la nuova proprietà di Carige ha fatto esattamente questo con i precedenti ammini-stratori).
Ma c’è un altro motivo per cui l’operato di Boschi non può ragionevolmente essere ascritto a interesse personale o famigliare. Quando nel 2014 gli advisorinterpellarono circa 60 tra banche e fondi, l’unica a esprimere un interesse concreto fu la Popolare di Vicenza (!), che nel giugno 2014 offrì addirittura un euro per azione, con un premio di circa il 30 per cento rispetto al prezzo di mercato di allora. La famiglia Boschi avrebbe potuto salvare almeno il proprio investimento (per i complottisti più fanatici: 13314 azioni, del valore complessivo di circa 6700 euro nel periodo degli interventi della ministra, da dividere tra due genitori e tre figli), ma Banca Etruria rifiutò: per il timore che fosse una mossa degli orafi di Vicenza per affamare quelli di Arezzo chiudendo i rubinetti del credito. Un timore condiviso dalla ministra, secondo la testimonianza del presidente della Consob Vegas.
Leggerezza forse. Incomprensione dei mercati finanziari sicuramente: come poteva Boschi pensare che nell’anno di grazia 2014 una sua “ segnalazione” potesse risolvere la presunta incertezza dell’ad della seconda banca italiana, e fargli decidere di comprare una delle banche più sgangherate in circolazione? Ma interessi personali o famigliari, questo sembra molto, ma molto improbabile.
MICHELE SERRA (Amaca 22dic2017) Tra i tanti in fila per il colpo di grazia impressiona il bocconiano di sinistra Fassina, che da Vespa ha pronunciato una parola sulle banche e mille sulla Boschi, come se la sola cosa che preme a un partito fortemente vocato alla difesa degli interessi popolari fosse vedersi consegnare in una cesta la testa della Boschi, in attesa di quella di Renzi.
Una volta compiuto il sacrifizio, magari rimarrà qualche minuto per ragionare sui bancari bancarottieri, sui titoli marci e sui risparmiatori gabbati