Dichiarazione dei redditi 2024: reddito medio lordo dichiarato italiano 24.830; in Calabria 18.230
Soverato 22.627 euro annui nel 2023 , 24.444 nel 2024
21.351 Rende 24.002
20.982 Catanzaro 23.172; 20.982Cosenza 23.450
20.196 Villa S. Giovanni 22.294
20.128 Reggio di Calabria 22.412
20.126 Vibo Valentia 22.309
19.029 Montepaone (cz) 20.927
18.828 Paola 20.800
18.174 Crotone 20.073
17.691 Rogliano 19.415
17.525 Staletti’ 19.920
17.352 Lamezia Terme 19.209
17.341 Cotronei (cr) 19.184
17.294 Pizzo 19.194
17.202 Soveria Mannelli 19.543
17.091 Palmi 18.749
16.733 Girifalco 18.995
16.731 Jonadi (vv) 18.959
16.689 Casali del Manco (cs) 18.606
16.468 Bagnara C. (rc) 17.856
16.397 Pianopoli 18.224
16.247 Montegiordano (cs) 17.717
16.245 S. Basile (cs) 18.697
16.111 Borgia 17.693
16.029 S. Giovanni in Fiore 17.684
15.985 Tropea 17.789
15.980 Scilla 17.742
15.897 Taverna 17.451
15.745 Sellia Marina 17.322
15.697 Gioia Tauro 17.447
15.674 Amantea 17.721
15.629 Aprigliano (cs) 16.792
15.589 Gimigliano 17.088
15.538 Decollatura 17.401
15.437 Morano C. (cs) 17.073
15.381 Tiriolo 17.302
15.210 Parghelia (vv) 18.034
14.886 Cropani (cz) 16.288
14.860 Cittanova (rc) 16.560
14.839 Jacurso (vv) 16.670
14.820 Briatico (vv) 16.149
14.788 Colosimi (cs) 16.748
14.766 Caraffa 16.384
14.741 Nicotera 16.702
14.758 Ricadi 16.574
14.740 Serrastretta 16.171
14.723 Nocera Terinese 16.375
14.681 Falerna 16.402
14.644 S. Mango d’Aquino 16.272
14.468 Gizzeria 16.105
14.354 Joppolo 15.295
14.302 Botricello 15.959
14.276 Curinga 16.012
14.235 Monasterace (rc) 15.600
14.163 Carlopoli 16.219
14.086 Corigliano-Rossano 15.746
14.035 Ciro’ Marina (cr) 15.726
13.998 Feroleto A. 15.627
13.671 Chiaravalle C.le 17.324
13.587 Motta S.Lucia 15.168
13.427 S. Marco Argentano (cs) 14.951
13.317 Platania 14.657
13.291 Martirano Lombardo 15.123
12.979 Maida 14.358
12.953 Zambrone (vv) 14.447
12.772 S. Luca (rc) 13.815
12.720 Martirano 14.377
12.565 Conflenti 14.507
12.514 Cutro (cr) 14.323
12.009 S. Pietro a Maida 13.379
Il comune “Paperone” in Calabria? È Soverato, con 24. 444 euro, che precede Rende con 24. 004 euro dichiarati di media e conferma un dato “storico”. Nel Cosentino e nel Catanzarese, peraltro, si rivelano redditi maggiori rispetto alle province di Crotone, Vibo e Reggio, che fa registrare alcuni comuni con i redditi medi più bassi, poco sopra gli 11mila euro. Conferme anche tra i Comuni storicamente più “poveri”: Dinami con 11. 296 euro, Platì con 11. 927 euro, Torre di Ruggero con 12. 207 e poi (sempre sul versante più scomodo della classifica) un altro centro simbolo dello spopolamento come Nardodipace, dove il reddito supera di poco i 13mila euro.
Il dato “politico”
Un dato interessante – nel “leggere” la mappa interattiva – è il colpo d’occhio. I comuni sono classificati con tonalità di azzurro che marcano gli scaglioni di reddito: la Calabria è prevalentemente contrassegnata da quello tra i 10 ed i 15 mila euro. E l’area più ricca sembra essere quella circoscritta tra Cosenza e Catanzaro, in cui imperversa lo scaglione tra 15 e 20 mila euro. Una concentrazione che assume quasi connotati politici: si guadagna di più, insomma, nei territori in cui i governi regionali destinano attenzioni e quindi anche risorse maggiori. Tendenzialmente nelle aree interne, quelle destinate a minor interesse, i redditi sono più bassi.
(Pagellapolitica) Nel 2024, in Italia i contribuenti hanno dichiarato redditi più alti rispetto all’anno precedente relativi ai guadagni del 2023. Ma se si tiene conto dell’inflazione registrata due anni fa, l’aumento dei redditi non ha compensato il rincaro del costo della vita. In media, i 42,6 milioni di contribuenti hanno dichiarato 23.950 euro lordi, circa 1.150 euro in più rispetto all’anno prima. In termini nominali, cioè senza guardare l’inflazione, c’è stato un aumento del 5 per cento. In termini reali invece, cioè considerando l’aumento dei prezzi, il reddito dichiarato è sceso in media di 90 euro (-0,4 per cento). Nel complesso, a causa anche dell’impatto dell’inflazione, il reddito medio dichiarato in Italia è sostanzialmente lo stesso da circa 15 anni. L’anno scorso, oltre un terzo dei contribuenti ha dichiarato meno di 15 mila euro, e un altro terzo si colloca tra i 15 mila e i 26 mila euro. Solo l’1,7 per cento ha dichiarato più di 120 mila euro, con un reddito medio di 168 mila euro. La gran parte dei contribuenti, quindi, si concentra nelle fasce di reddito più basse. Se si tolgono le imposte dal reddito lordo dichiarato e si divide per 13 mensilità, si scopre che il 64 per cento degli italiani vive con un reddito netto di circa 900 euro al mese.
Il fatto che così tante persone dichiarino redditi bassi fa sì che il peso del fisco ricada soprattutto su una minoranza. Nel complesso, i contribuenti hanno versato 190 miliardi di euro di IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche). Il 64 per cento dei contribuenti, che ha dichiarato meno di 26 mila euro, ha contribuito per il 17,4 per cento del totale, mentre l’1,7 per cento più ricco – con redditi sopra i 120 mila euro – ha versato da solo quasi il 23 per cento dell’intera imposta.Secondo il Dipartimento Finanze del Mef, sono oltre 42,5 milioni le persone fisiche hanno presentato lo scorso anno la dichiarazione dei redditi (Irpef) relativi al 2023, con un incremento in termini di unità dell’1,3% rispetto al 2022. Segno più anche per il reddito complessivo dichiarato, che sfonda i mille miliardi (1.027,7 miliardi, +5,9%) a fronte di un valore medio di 24.830 euro (+5%).
TARTASSATO SOLO IL CETO MEDIO Nonostante l’aumento del reddito medio, il sistema fiscale italiano continua a mostrare forti iniquità nella distribuzione del carico Irpef: ancora una volta, dall’analisi del MEF, emerge che è sempre il ceto medio, ovvero quello con redditi sopra i 35mila euro, a pagare la maggior parte delle tasse, mentre i super ricchi versano al Fisco meno di un decimo del totale. Statistiche alla mano: il 78% dei contribuenti, con redditi fino a 35.000 euro, dichiara il 36% dell’imposta netta totale, mentre il restante 64% dell’imposta è versato dal 22% dei contribuenti, ovvero quelli con redditi superiori a 35.000 euro. Ancora più marcata è la concentrazione tra i cosiddetti “paperoni”: lo 0,2% dei contribuenti con redditi superiori a 300.000 euro dichiara il 7,1% dell’imposta netta totale.
Bisogna ricordare che l’incremento dei redditi è soprattutto collegato ad un aumento del PIL nel 2023 del 6,7% in termini nominali (ovvero +0,7% in termini reali). Poco più della metà della popolazione italiana (32 milioni su 59 milioni) ha dichiarato un reddito positivo nel 2022. Di conseguenza il 45,16% degli italiani non ha redditi e quindi vive a carico di qualcuno o comunque non li dichiara. La percentuale è in riduzione di circa 2 punti percentuali sul 2021 ma, pur considerando il calo della popolazione, è atipica per un Paese del G7.
Il fatto che così tante persone dichiarino redditi bassi fa sì che il peso del fisco ricada soprattutto su una minoranza. Nel complesso, i contribuenti hanno versato 190 miliardi di euro di IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche).
Il 64 per cento dei contribuenti, che ha dichiarato meno di 26 mila euro, ha contribuito per il 17,4 per cento del totale, mentre l’1,7 per cento più ricco – con redditi sopra i 120 mila euro – ha versato da solo quasi il 23 per cento dell’intera imposta.
REDDITO DI CITTADINANZA E TASSISTI Nonostante il reddito di cittadinanza sia stato abolito da più di un anno, l’elenco di coloro che lo hanno percepito illegalmente e sono stati identificati si allunga costantemente e pervicacemente: sono oltre 62 mila i soggetti che, truccando le carte, da quando il sussidio è entrato in vigore nel 2019 risultano aver incassato fraudolentemente la cifra imponente di 665 milioni di euro.L’8 luglio del 2023, un giorno qualunque, il tassista bolognese Roberto Mantovani detto RedSox, dichiarò a mezzo social di aver incassato 595 euro. I colleghi in media ne portavano a casa – dicevano – 288 euro, alla settimana. Un anno dopo Mantovani è stato sospeso e poi espulso dalla cooperativa di taxi di cui faceva parte. Lavora in proprio. Ha scritto un libro, su questa sua vita parallela da giustiziere di categoria: i tassisti, per luogo comune i lavoratori più “lamentosi” d’Italia. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore (basata sui dati delle dichiarazioni dei redditi del ministero dell’Economia), ha ragione RedSox. Ovvero: i redditi dichiarati non sono compatibili con il giro d’affari percepito. Peggio: stando a quei numeri moltissimi tassisti vivrebbero sotto la soglia di povertà relativa dell’Istat. I numeri dunque: nel 2022 i tassisti italiani hanno dichiarato in media 15.449 euro annui, meno di 1.300 euro lordi al mese.