” Gli errori si pagano, anche se purtroppo non sempre” ha scritto Claudio Magris. ” Quello che colpisce, soprattutto in certe trasmissioni televisive, è l’accanimento non solo e non tanto politico, come è giusto e legittimo, ma vischiosamente personale nei confronti di Renzi”. Come se l’eclissi della cultura della sinistra del novecento, in Italia e in Europa, fosse cominciata con Renzi. Hanno cominciato a parlarci di periferie abbandonate, di ribellione operaia nel Sulcis e di altre amenità sociologiche, quando oggi al Nord s’insedia la Lega e al Sud il M5s. Si son spartiti l’Italia e il futuro sarà perciò un braccio di ferro. Come si può paragonare lo spartiacque del 4 marzo 2018 alla bruciante sconfitta del 1948, se i partiti nazionali ce li siamo giocati? La tragedia di una sinistra che ha perduto per strada sia i ceti popolari che il ceto medio che gli imprenditori, e rappresenta soltanto meno di un quarto della popolazione italiana, cioè solo quelli che hanno fatto campagna per l’Europa (la metà degli elettori ha votato invece per partiti contrari all’UE), diventa l’ennesima comica ricerca di un capro espiatorio, come se ucciso il leader avessimo già in casa l’uomo o la donna che ci faccia resuscitare come Lazzaro. La malattia storica della sinistra italiana si chiama masochismo, l’arte di farsi male da soli per il piacere di azzannare il vicino di banco. Io spesso l’ho chiamata la sindrome dei “ragazzi della via Pàl”, dove tutti erano capitani e nessuno era soldato semplice. Ecco dunque la citazione che invierò agli storici Guido Crainz ed Emilio Gentile per tramandare sui libri un giorno un esempio illuminante di tale male endemico riferito all’anno 2018: “Finchè mi sarà dato di esistere, Renzi non potrà stare tranquillo” (Massimo D’Alema). Renzi ha perso, scrive Filippo Ceccarelli, e D’Alema pure, esito paradossale nella crudele normalità delle urne. Ma hanno perso pure il padre nobile, quel Prodi a cui piace tanto fare il santone, e Veltroni, a cui piace fare il fratello maggiore e tantissime altre insulse cose insieme. Gente alla quale dobbiamo il ventennio berlusconiano senza uno straccio di legge sul conflitto di interessi.
Ma così va il mondo, nelle vicende di potere, il masochista si danneggia da solo, e alla fine il “caso” vince. Seguitemi in un’analisi che farà rabbrividire gli ammalati di ideologia (“Potere al popolo” non a caso inneggia al suo 1 per cento). Nella vita occorre essere al posto giusto al momento giusto. Nella giornata in cui il destino infame rapisce Davide Astori a soli 31 anni, quanti Cecconi si sono trovati sotto il brand giusto? Chi è Cecconi? E’ il grillino fantasma che a Pesaro senza fare campagna elettorale perché il M5s lo aveva escluso per i finti rimborsi, ha battuto Marco Minniti ministro degli interni. Da sempre conosciamo storie di deputati e senatori eletti senza meriti dovunque, anche in Calabria, per botte di buonasorte ripetute in varie legislature. Ma Andrea Cecconi il fantasma che prende il 35% senza farsi vedere in giro, è o non è una spiegazione vera di quel che è avvenuto nel centro-sud? E’ popolocrazia o semplice fascino di un brand? Proviamo a votare cinquestelle, hai visto mai? Come si comprasse un biglietto della Lotteria.
Avevo azzeccato il giorno prima il pronostico, adesso vi prego ascoltatemi: fateli governare, dobbiamo avere il reddito di cittadinanza e la flat tax al 15 %. Ce li siamo meritati noi italiani. E allora dateci quanto promesso. La dc è tornata, basta solo trovare dei “responsabili” che consentano a Salvini o Di Maio di fare un governo. Ci mancherebbe che chi ha perso non agevolasse chi ha vinto! Non s’è mai visto. Ci divertiremo, vedrete. Rimandiamo a casa e respingiamo gli immigrati, agli insegnanti diamo la scuola sotto casa, assumiamo tutti i precari, facciamo tanti bei condoni e l’Irpef al 15%. Siamo giunti al paese di Bengodi. “…sarà tre volte Natale/ e festa tutto il giorno/ anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno”. Agevolateli, non svegliateci