La politica economica proposta dai partiti sembra un revival degli anni ’70 e ’80. Davide Casaleggio, il quarantunenne gestore del sistema operativo del Movimento 5 Stelle, teorizza il ritorno dello Stato imprenditore. Carlo Calenda, suo quasi coetaneo e ministro dello Sviluppo economico, lo mette in pratica, promuovendo l’entrata di Cassa Depositi e Prestiti in Telecom. Salvini riscopre i dazi, dimenticando che siamo fra i principali Paesi esportatori d’Europa, e riesuma l’idea che i tagli delle tasse si ripaghino sempre da soli, smentita da qualsiasi studio economico degli ultimi 40 anni.
Non solo. Alcuni giovani leader sembrano ben poco preoccupati del costo che le loro bislacche idee in materia pensionistica avranno per i loro coetanei. Un eventuale accordo di governo fra la Lega e i 5 Stelle avrebbe come naturale punto di sintesi l’abolizione della legge Fornero, con un abbassamento drastico dell’età pensionabile. La conseguente esplosione della spesa pensionistica ridurrebbe lo spazio per interventi a sostegno delle giovani famiglie — la categoria sociale per cui il rischio povertà è più alto. Di Maio ama paragonarsi ad Alcide De Gasperi, ma il rischio è che passi alla storia come un novello Mariano Rumor, il primo ministro che introdusse le baby-pensioni. (da Repubblica; Giugliano è notista di Bloomberg View)