The Bad Gay 2 la serie italiana che abbiamo aspettato da sempre

La prima stagione mi era piaciuta con la capacità di riscrivere il genere mafia story ma la seconda stagione e’ geniale (descrive l’Italia meglio de L’amica geniale). L’Italia sicilianizzata, che e’ o non e’, tra la terra e l’acqua, tra lo Stato e la Mafia, “con tutti gli elementi che si ritrovano nel mezzo, stretti in una morsa e liberi di riscrivere la propria storia”.

E’ il punto di svolta della serialita’ italiana, la nostra risposta alla “Casa di carta” spagnola. Prendiamo i dialoghi davvero brillanti. Nei suoi film Sorrentino ama la letteratura e gli aforismi, invece qui Claudia Pandolfi dice ad una bionda: «Sono Luvi Bray», «Lo dice come se dovessi conoscerla», «Suo padre ha ammazzato mio padre», «Mio padre ammazza tanti cristiani», «Con trenta chili di tritolo?», «Ha un caratteraccio». Una serie straordinaria realizzata da un team di autori in stato di grazia (Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi, ai quali si sono aggiunti nella seconda stagione Fortunata Apicella, Giacomo Bendotti e Giordana Mari) e di due registi incredibili (Giancarlo Fontana e lo stesso Stasi).

La colonna sonora eccezionale ed emotiva, si sposa alla perfezione con le immagini, ed e’ stata curata dal barese Francesco Cerasi (1980). Si va da Lucio Dalla a Franco Battiato, da Otello Profazio a Mina, Colapesce e DiMartino. Gli interpreti sono attori che, per esempio, ho sempre considerato tristi, Luigi Lo Cascio, Stefano Accorsi, Claudia Pandolfi. Qui sono stati reinventati, letteralmente, ma tutto il cast, anche con piccole partecipazioni di Aldo Baglio o della Crescentini, sembra capitato in una produzione internazionale. Giulia Maenza, Bebo Storti, Antonio Catania, Fabrizio Ferracane, Gianfelice Imparato, hanno avuto il curriculum rinnovato ex novo. The Bad Guy 2, meglio che nella prima stagione, e’ il gioco di un illusionista che svela i rapporti Stato-mafia a partire dal superboss Mariano Suro come sinonimo di Riina o Messina Denaro. Nella scatola ( che poi e’ il paradosso del gatto di Schrödinger) in cui c’e’ Nino, il pm antimafia integerrimo, oppure il mafioso Balduccio Remora, buoni e cattivi si confondono e da questo spunto nasce il ritratto piu’ realista dell’Italietta dei ministri e dei servizi segreti, sospesa nell’incertezza che media e conferenze stampa di tanto in tanto sembrano squarciare con il sensazionalismo. Una scatola infernale che rappresenta un’area grigia tra quello che è, non è ed è lo stesso, ma solo fino a un certo punto.  Nino Scotellaro che diventa Balduccio Remora, morto e vivo, e poi tutti gli altri, frammenti di un dramma che sconfina nella farsa, e nella commedia grottesca.

The Bad Guy 2 dimostra di aver appreso la lezione di Breaking Bad ma la rovescia con uno sviluppo originale. Nella serie di Vince Gilligan il lato oscuro di Walter White comincia a prendere il sopravvento, trasformando il remissivo professore di chimica in un cinico e spietato criminale. Alla fine, confesserà alla moglie che l’unico momento della sua vita in cui si è sentito davvero realizzato è stato proprio nel periodo in cui ha dato libero sfogo alla sua attitudine per il crimine. Al contrario in The Bad Guy Nino e Balduccio, il pm e il mafioso, saranno sempre distinti. La vendetta non esiste: c’è solo la giustizia. Il mafioso e il magistrato vengono uniti dal destino e restano scissi dalla visione del mondo. Si mettono in scena il non-mafioso e il non-magistrato, allora, ma Nino non sconfessa mai la propria identità. La regia di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi mescola abilmente dramma, thriller e, da questa stagione, il grottesco, catturando l’essenza di una realtà italiana che, spesso, supera la finzione in termini di assurdità. C’e’ molta ironia ma convince un forte sguardo oggettivo, seppur simbolico. A metà strada tra iper e surrealtà, la seconda stagione di The Bad Guy spinge il pubblico a riflettere sui compromessi morali e sull’ambiguità delle istituzioni alle prese con una bomba che puo’ esplodere per tutti, l’archivio del boss latitante Suro (Antonio Catania), un prezioso scrigno di intercettazioni che svela legami compromettenti tra mafia e Stato.