Dopo Cortellesi,la vana ricerca della sostanza misteriosa del successo con Ozpetek e Angelo Duro

Dopo l’enorme successo di Paola Cortellesi chi lavora nel cinema italiano ha creduto di poter individuare una traccia in quel successo enorme ed incredibile. La ricerca della sostanza misteriosa che crea il successo commerciale e’ sempre presente nella storia del cinema e di tutte le arti, altrimenti non ci sarebbero le correnti, i filoni, i generi. Con C’e’ ancora domani si e’ pensato che il discorso “violenza sulle donne” fosse alla base dell’interesse popolare e di massa riscontrato nelle sale, anche se in realta’ la regista con i suoi sceneggiatori intendeva soltanto fare un filmetto in costume carino e anche spiritoso, di intrattenimento cioe’. Che poi nel copione il marito come usavano sin da quel tempo avesse le mani lunghe era un particolare e non il centro del film. Invece i nostri produttori, autori, cinematografari hanno preso tale dettaglio e lo han fatto diventare il motivo del successo di pubblico, che, come sempre, non ha mai una sola causa ma una serie di fattori spesso imprevisti ed imprevedibili. Dentro questo metodo della ricerca della causa unica del successo (la sostanza misteriosa che crea l’alchimia) il successo di Parthenope di Sorrentino e’ stato poi rinvenuto in una particolare campagna pubblicitaria che lo ha accompagnato rivolta ai giovani. Bene, solo che in questi giorni questa ricerca dell’ingrediente miracoloso del successo sta diventando sempre piu’ difficile, se incassa al botteghino Angelo Duro con Io sono la fine del mondo. Lui campagna pubblicitaria in pratica ne ha fatta pochissima prima di incassare nelle sale e per giunta non e’ un personaggio televisivo. Non solo. Anche i contenuti del suo film, diretto da quel Gennaro Nunziante che era stato regista prima di Zalone (per 4 film), e poi di Rovazzi, e poi di Pio e Amedeo (senza incassare granche’), non sono affatto politicamente corretti. Al contrario invece l’altro successo di questi giorni, Diamanti di Ozpetek, torna sulla violenza sulle donne, perche’, come ha dichiarato il regista, lui stesso ha voluto cambiare la storia che aveva in testa (la solita sin dagli esordi, la discriminazione dei gay nella societa’ italiana) per inserirvi il tema delle donne.

Cosi’ torniamo al punto di partenza, la causa unica, la sostanza magica che crea il successo commerciale, non esiste e percio’ tutti la individuano solo dopo gli incassi e mai prima. Sarebbe troppo facile e non solo al cinema ma nell’industria e nella produzione, prefigurare (prevedere) i consumi futuri, comprendere il mercato e le sue sentenze. Se fosse possibile, non solo si produrrebbero unicamente film di cassetta, ma anche libri, dipinti, sculture, e poi oggetti, manufatti, invenzioni, ogni ben di Dio. Se chi produce, idee o beni, fosse in grado di sapere in anticipo che ci sara’ un pubblico di consumatori disposto a comprare, a spendere soldi per vedere o avere l’opera, tutto sarebbe piu’ facile e soprattutto si eviterebbe di produrre beni superflui che non piacciono. Il successo commerciale e’ una scommessa, una incognita, un biglietto vincente alla lotteria, ma siccome agli uomini riesce bene parlare e spiegare soltanto dopo che sanno i risultati delle partite, o delle elezioni, non prima, tutti pensano di sapere perche’ Cortellesi ha incassato cosi’ tanto che neppure lei sa bene ancora quale altra storia deve inventare per tornare a dirigere. Nessuno vorrebbe essere nei suoi panni, e Massimo Troisi che era un genio (con tutto il rispetto per Cortellesi) ci mise molto per decidersi dopo il boom di Ricomincio da tre. Ci mise cosi’ tanto che la sua autoironia lo porto’ ad inventare lo stesso titolo del suo secondo film Scusate il ritardo. Se Cortellesi mi chiedesse un consiglio io le direi di titolare il prossimo suo film cosi’: Scusate il ritardo ma il giorno non arrivava mai