Noi e gli Estranei/ Gianni Speranza sa che il candidato sindaco si sceglie fuori di Lamezia

Oggi sui media Gianni Speranza scrive: “Ho scritto un mese fa che per me andava molto bene la proposta di ricambio generazionale avanzata dai Giovani Democratici, da ‘Lamezia per noi’, da ‘Azione’, dai ‘Cinque Stelle’. Ribadisco adesso il mio consenso pieno relativamente alla possibilità di candidature più giovani della mia generazione. Ho detto a tutti che non avrei aspettato all’infinito, ma fino a metà gennaio. Adesso il tempo è scaduto. Anche perché non si tratta di attendere qualche giorno o due settimane. Magari. Qui si fa ‘melina’, come si dice nel calcio quando si vuole perdere tempo. E rinviare… E decidere alla fine, fuori Lamezia, quando non c’è più tempo per discutere, tirando fuori il classico ‘coniglio dal cilindro’, come già avvenuto in passato. Per me agire così è molto male. Ecco perché mi dissocio totalmente da questo andazzo. Penso che a quest’ora avremmo dovuto avere un programma elettorale e i candidati per discutere con i cittadini”.

Speranza prende atto dunque che a metà gennaio 2025 l’operazione tentata dai suoi amici dentro il pd è fallita. La sua candidatura il pd, questo pd a guida Schlein, non può neppure prenderla in considerazione. Cristallo da Catanzaro, e da Lamezia Bruni insieme con gli amici ex Sel di Gianni, al momento non riescono a far avanzare la candidatura di uno che non ha la tessera pd, mentre un altro gruppo appoggia Lo Moro che la tessera pd ce l’ha. Non ci riescono perchè “… si fa ‘melina’, come si dice nel calcio quando si vuole perdere tempo. E rinviare… E decidere alla fine, fuori Lamezia, quando non c’è più tempo per discutere, tirando fuori il classico ‘coniglio dal cilindro’, come già avvenuto in passato“.

Era esattamente quello  di cui avevo parlato in altri articoli che ho scritto sull’argomento.  La domanda che dovrebbero farsi, sia quelli che hanno la tessera pd sia quelli che non ce l’hanno, è la seguente:

ma quando mai il Pci, e poi il Pd, hanno scelto il candidato sindaco a Lamezia? Mai. E’ stato scelto sempre fuori di Lamezia.  Più in generale, quando mai le cose dei lametini sul proprio territorio le hanno decise e scelte i lametini? Dalla Sir all’aeroporto non c’è opera, strada, infrastruttura, candidato, investimento che sia stato deciso dalle forze politiche locali.

Io ho l’età per ricordare quando il Pci ci mandava in giro per la Calabria a dire “Università subito e al posto giusto”. Il posto giusto era Lamezia ma noi lametini non potevamo dirlo. Questo poteva andare bene per tutti gli altri calabresi ma il guaio storico è stato che ce lo facevamo andar bene anche noi lametini. Siamo stati sempre commissariati da uno che veniva da fuori e (come oggi Giampà) doveva farci ragionare. Lasciati soli noi vaneggiamo?

Potrei elencare tutti i commissari che hanno mandato a Lamezia, l’ultimo che ricordo era Soluri. Non c’è niente di nuovo e anche fuori dal recinto della sinistra si sa da sempre che ogni candidato sindaco non lo scelgono i partiti lametini, ma i lametini che eseguono la volontà di un esterno, catanzarese, cosentino, vibonese, soveratese, reggino, crotonese. Che ci volete fare, noi lametini siamo fatti così, siamo sempre servizievoli, e questa indole riguarda tutti, sinistra, destra, centro. Mascaro si presenterà comunque, con Forza Italia o senza, basta che gli diano disco verde dal Ministero. Ma tolti i soliti che si presentano comunque con una propria lista (per evidenziare il  pacchetto di voti di cui dispongono) tutti gli schieramenti lametini sono amministrati da un politico esterno. Un amico, così lo chiamano.

In questa città, ho scritto qualche mese fa, “è trascorso mezzo secolo dagli anni settanta eppure Lamezia resta una citta’ (divisa in tre quartieri e le colline) dove in politica domina la destra piu’ o meno fascista alla quale resiste un ceto di origine cattolico/progressista, con mille associazioni attive sul territorio, rappresentato alle elezioni comunali dal Pd e dai gruppettari”.

Questo è il nostro quadro politico, identico a quello degli anni settanta, ma il dramma non è solo che Lo Moro e Speranza non abbiano lasciato eredi, allevato discepoli, seminato per il futuro. I leader politici non possono essere coltivati in vitro, nascono spontaneamente. Il vero dramma storico di Lamezia, e prima ancora di Nicastro, è questo eterno assoggettamento alle volontà politiche esterne. Non trovo altro paragone possibile se non il rapporto che esisteva tra il re e i vassalli. A Lamezia in politica ci sono sempre stati i vassalli, ovvero i responsabili di un feudo.

In cambio i vassalli hanno garantito piena obbedienza al loro Re. I vassalli a loro volta potevano nominare i valvassori, altri nobili di rango inferiore, che diventavano loro fedeli e gestivano parte dei possedimenti. Nelle varie famiglie politiche, a cominciare dalle forze storiche (dc, pci, socialisti) sino a quelle di oggi, ci sono stati i vassalli lametini dei vari re. Oggi un re, per capirci, è Wanda Ferro per il partito di Meloni; Cannizzaro (Occhiuto solo in parte, forse anche lui è un vassallo) è il re di FI; nella Lega il re è Filippo Mancuso, un altro catanzarese; nel pd il re sulla carta è il reggino Nicola Irto, ma la complicazione per questo partito pieno di correnti è che sul territorio calabrese ci sono vari vassalli i quali a loro volta hanno nominato i valvassori. Quindi i lametini del pd sono dispersi  (c’è chi segue Alecci, chi segue Guccione, o i coniugi Adamo/Bossio, Mimmo Bevacqua o Falcomatà o Nico Stumpo). Chi sarà il prossimo candidato a sindaco lametino non lo decideranno quindi nè Gianni Speranza, nè l’avv. Masi. A noi opinione pubblica il nome ce lo faranno conoscere questi signori e a noi toccherà solo intuire attraverso quali accordi è passato. Magari chiederanno pure, statene certi, il parere del sindaco di Catanzaro, Fiorita, il quale attraverso chissà quali triangolazioni dirà la sua, mentre è alle prese con la sua maggioranza traballante. Lamezia è questa, è sempre stata questa, e questa sarà. Altrimenti il campus universitario immaginato da Andreatta l’avremmo avuto nella piana, tanti anni fa, se la politica non fosse, come spiegò il socialista saggio Formica, “sangue e merda”, invece di interesse generale, raziocinio, rispetto dei territori.

Gli altri articoli su questo blog sull’argomento:

Lamezia una città rimasta quella degli anni settanta (24 ott 2024); Lo Moro, Speranza, questa non è politica, è Sapore di mare ( 28-11-24); I duellanti-Speranza vs Lo Moro ( 1-12-24)