Il dibattito politico lametino prosegue con una dichiarazione dell’avv. Rosario Piccioni: E allora, considerato che Giampà, evidentemente punto nell’orgoglio, ha convocato per lunedì prossimo il tavolo della coalizione, e visto che dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa abbiamo il sentore che voglia continuare a fare melina per continuare a lavorare al suo piano personale, che sia chiara una cosa: il tempo dell’attesa è finito!!! Giampà parla di programma il 15 gennaio: ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere! È dalla prima riunione di settembre 2024 che noi abbiamo parlato di programma mettendo a disposizione anche una nostra piattaforma programmatica e adesso, quando da un momento all’altro dobbiamo iniziare la raccolta delle firme per la presentazione delle liste, Giampà vuole mettere al primo posto della discussione il programma.
Come ho scritto varie volte negli anni quando nella sinistra, non solo lametina, qualcuno comincia a parlare di programma, tutti sanno che intende perder tempo. Un aspirante sindaco ha tante e tali cose da pensare che non può perder tempo con il programma. Infatti una volta eletto passano mesi prima che si decida a parlarne in un apposito consiglio comunale che si svolge tra sbadigli e noia. Al massimo l’aspirante pensa ad uno slogan da mettere sui manifesti, ma tutto il tempo lo passa a racimolare soldi per la campagna che come sanno tutti costa tanto. Non pensa a nient’altro, ai possibili assessori, al segretario comunale, ai dirigenti, all’ufficio stampa, alle prime delibere, alla organizzazione della segreteria, solo ai soldi. Più soldi puoi spendere più voti puoi raccattare. Il programma, che spesso nella sinistra si evoca per costruire le cd coalizioni ( per farvi parte bisogna accettare il programma), è come nei famosi film di Fantozzi il dibattito. Tutti ricordiamo i film di Fantozzi.
Il potentissimo professor Guidobaldo Maria Riccardelli era un fanatico cultore del cinema d’arte. Una volta la settimana obbligava dipendenti e famiglie a terrificanti visioni dei classici del cinema. In vent’anni Fantozzi ha veduto e riveduto: Dies irae di Carlo Teodoro Dreyer – sei ore –, L’uomo di Aran di Flaherty – nove tempi –, ma soprattutto il più classico dei classici, La corazzata Kotiomkin – diciotto bobine – di cui il professor Riccardelli possedeva una rarissima copia personale. Una sera il professor Guidobaldo Maria Riccardelli disse:
Con vivo rammarico devo comunicarvi che per un imprevedibile disguido la copia dell’annunciato film cecoslovacco non è arrivata in tempo e quindi la proiezione non potrà avvenire. Dove andate! Fermi tutti! In sostituzione verrà proiettato l’immortale capolavoro del maestro Sergej M. Eisensten, “la Corazzata Kotiomkin”!
Da vent’anni Fantozzi subiva orrende umiliazioni pubbliche, durante e dopo le proiezioni, quando il Riccardelli apriva il dibattito sul film! Una sera ebbe il coraggio di dire: Per me… La Corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca! 92 minuti di applausi! Rivolto a Riccardelli: Hai capito? Eh? Merdaccia!
Ugo… Eh? Credo che non potrai vedere la tua partita questa sera. Come? Dobbiamo uscire. Chi? Il dottor Riccardelli. Noo. Mi ha detto il ragionier Filini che dobbiamo andare immediatamente a vedere un film cecoslovacco. Nooooooooooooo!!! Ma con sottotitoli in tedesco. Ugo, Ughino, non fare così.
La protesta di Fantozzi non è politica, è umana: la protesta della natura, del corpo (la frittata di cipolle, il rutto libero, i film di Franco e Ciccio e di Laura Antonelli), contro i diktat di una cultura che né si comprende né si apprezza, anche se si simula di farlo. Nanni Moretti in Io sono un autarchico con la battuta «No, il dibattito no!» due anni dopo avrebbe colto tutto questo. Il Pd lametino presenti chi vuole alle elezioni (non sono fatti miei) ma ci (si) risparmi questa litania del programma che assomiglia troppo al dibattito imposto al povero Fantozzi