Come ho già scritto, mettiamo che il pd lametino presenti Doris Lo Moro per togliere il comune alla destra (è una ipotesi, ho già spiegato altrove come il candidato storicamente non lo si sceglie a Lamezia). Le faccende interne del pd a me non interessano in quanto non ne faccio parte e non ne faccio parte per la ragione che, come sta facendo Meloni con le sue origini missine e fasciste, anche i comunisti, pur dopo la caduta del muro e la dissoluzione dell’impero sovietico, non hanno mai accettato di diventare socialdemocratici (come l’Spd), preferendo restare i soliti massimalisti (secondo la teoria di A. Downs) anticapitalisti di sempre. Sono ancora fermi nella ricerca della mitica terza via e i riformisti per loro restano ancora neoliberisti, pulci, mosche cocchiere, socialtraditori, servi dell’imperialismo americano. Nel pd italiano militano tanti egregi riformisti (per es. Giorgio Gori, Morando, Tonini, Tinagli) ma son tutti silenti davanti al pastrocchio Schlein che Franceschini ha voluto per inseguire i 5 Stelle nel campo largo, così come D’Alema inseguì la Lega ai tempi di Bossi e della Lega padana.
A Lamezia la situazione nel pd è, se possibile, ancor più confusa, perchè la vecchia spaccatura (primi anni Novanta) tra Lo Moro e Speranza non si è mai ricomposta, e nel 2024 si è ripresentata tale e quale. Come se il tempo si fosse fermato. Per cui gli amici di Speranza (e uso il termine a proposito perchè qui c’entra l’amichettismo non la politica) presa la tessera pd hanno proposto la candidatura dell’ex sindaco recente, che la tessera non ha, e gli altri, a cominciare dal segretario Masi che è stato pure grillino per un periodo, dal presidente Grandinetti e da altri settantenni con tessera, hanno accettato la disponibilità dell’ex magistrato a tornare in pista. Qual è il dramma allora a Lamezia se non fosse una burla tragicomica? Che questo passa il convento per battere la destra.
Ma detto questo, dobbiamo ragionare bene, senza far prevalere nè l’amichettismo nè il sentimentalismo o la nostalgia. Per ragionare dobbiamo sapere che alle comunali a Lamezia la destra conta sempre sul 60% dei votanti, e quindi se va bene nel migliore dei casi al primo turno Lo Moro dovrebbe riuscire a prendere il 40% per sperare nel ballottaggio. Per capirci quando si presentò Tommaso Sonni prese 10mila voti al primo turno (25,7%) e il 40% al ballottaggio, Guarascio è andato peggio (5800 voti al primo turno, 17,7%). Ora la domanda è la seguente: dopo 32 anni dal suo primo mandato a sindaco e a 24 anni dall’ultimo, Lo Moro riuscirà al primo turno ad arrivare al 40%? Io non lo so, mentre i suoi amici sono convinti che ci riuscirà e tutti gli altri pensano che avrebbe più possibilità Speranza. Io non lo so sinceramente ma i massimalisti del campo largo a Lamezia ( e anche in Italia) ci hanno messo in questa condizione: che per sperare alle comunali dobbiamo rispolverare un personaggio dopo 24 anni o un altro dopo 10. Il pd che ancora non ha scelto di essere/diventare un partito riformista, per capirci, è quel partito che in queste ore sta discutendo se sarà possibile battere Meloni con la Schlein. Molti ritengono che sarebbe meglio Gentiloni o qualcun altro. A Lamezia quando Lo Moro venne presentata la prima volta con Alleanza per Lamezia era il papa straniero. Un altro papa straniero fu Gianni Speranza, che era già uscito dal pd, per la sua prima elezione a sindaco.
Quella del Papa straniero è infatti una maledizione antica, molto più antica della definizione, che risale comunque a 15 anni fa, e si deve a Ezio Mauro. All’indomani delle elezioni regionali del 2010, infatti, l’allora direttore di Repubblica scrisse sul suo giornale, il 31 marzo: “Il Paese è contendibile, ma questo Pd non è oggi in grado di contenderlo. Ecco il problema. Bersani, che è arrivato da poco alla guida del partito, può contare le sette regioni conquistate contro le sei del Polo, per concludere che il Pd è tornato in gara. Ma non si può pensare di governare un Paese se si è esclusi dal Nord, se si precipita al 28 per cento nel Nordest e se si pensa di parlare ancora al Nordovest dai gloriosi cancelli di Mirafiori…”. E così concluse: “C’è parecchio lavoro da fare, nell’interesse del Paese, per evitare che l’avventura berlusconiana si compia al Quirinale. Non ultimo, cercare un leader che possa sfidare il Cavaliere e vincere, come avvenne con Prodi: e cercarlo in libertà, anche fuori dai percorsi obbligati di età, di appartenenza e di nomenklatura. Forse, anche a sinistra è arrivata l’ora di un Papa straniero” (Francesco Cundari).
Un pd che nel 2025 a livello nazionale discute se alle prossime politiche non sia preferibile alla supercazzola Schlein un Gentiloni, è lo stesso che a Lamezia non sa a quale santo affidarsi per battere Mascaro. Gli umani hanno sempre paura del nuovo, e quindi si affidano a quel che conoscono, alle cose, alle persone, alle idee del passato. Solo così si comprende perchè periodicamente torna il rimpianto dell’Ulivo e di Prodi. Si ricordano i momenti in cui si è vinto come se il passato potesse diventare il futuro.