Pignoramenti più veloci per chi non paga Imu e Tari: la stretta del governo e i 60 giorni di scadenza

Il governo sta ultimando il decreto di riforma del fisco locale, uno degli ultimi passi attuativi della delega fiscale. A confermarlo in una recente dichiarazione pubblica il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Tra le novità, riporta il Sole 24 Ore, ci sarebbe la possibilità per sindaci e presidenti di regioni di introdurre forme di adesione agevolata per i contribuenti che hanno evaso alcuni tributi locali, che producono gettito per le casse dei loro enti. Si registra la volontà di rinforzare la riscossione coattiva spingendo le procedure esecutive nei confronti di chi non paga.

Pignoramenti più veloci
La norma allo studio del governo più rivoluzionaria taglierebbe da 180 a 60 giorni i termini per le azioni esecutive quando un contribuente non versa l’Imu, la Tari o gli altri tributi degli enti territoriali, cumulando un debito tale da far scattare la prospettiva del pignoramento. Si allineerebbero così i tempi dell’esecutività dell’accertamento a carico di chi fa ricorso e di chi non lo fa, aggiunge il quotidiano di Confindustria.

Le migliaia di iscrizione al ruolo
D’altronde questo è un vecchio tema caro anche all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini: si potrebbe «archiviare la separazione tra chi riscuote le tasse e chi iscrive a ruolo quei debiti col Fisco», aveva detto. Abbiamo 8 mila Comuni che iscrivono a ruolo miliardi di posizioni, tra multe e bollette Tari non pagate, era il suo ragionamento. Il tempo scorre inesorabile fino alle cartelle fiscali, poi deve essere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a farsi carico dell’onere. Quando invece potrebbero fare da sé.

Banche dati che non comunicano
Lo Stato si comporta allo stesso modo sia che si tratti di un debito di 150 euro per una multa non pagata, che una frode societaria da 200 mila euro. Le banche dati di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate poi non comunicano. Figuriamoci se comunicano con quelle delle migliaia di municipalizzate dello smaltimento rifiuti. Con l’adozione di questo decreto la situazione dovrebbe migliorare.

L’adesione agevolata senza sanzioni
Nel testo allo studio del governo arriverebbe anche per gli enti locali la possibilità di introdurre sanatorie che potranno prevedere «l’esclusione o la riduzione degli interessi o anche delle sanzioni» a chi si presenterà alla cassa «entro un termine fissato da ciascun ente, non inferiore a 60 giorni dalla pubblicazione dell’atto nel sito istituzionale».

Gli accantonamenti dei Comuni
Tutto questo punta a far viaggiare un po’ meglio una macchina della riscossione che zoppica, soprattutto a Sud, evidenzia ancora il Sole 24 Ore. Nei calcoli Ifel il fondo crediti, le somme che i Comuni devono accantonare in proporzione ai mancati incassi, ha raggiunto i 6,3 miliardi, concentrati per il 47% a Sud dove l’importo medio per abitante (113,2 euro) supera di 2,75 volte i valori del Nord.

Quando subentra la prescrizione
Ricordiamo che la Tari, come tutti i tributi locali, è soggetta a prescrizione, così come altre tasse, tra cui l’Imu. La normativa vigente stabilisce che la Tari si prescrive in un termine di 5 anni. Questo significa che, trascorsi 5 anni dal momento in cui il pagamento doveva essere effettuato, il Comune non può più richiedere il pagamento della tassa. La prescrizione della Tari inizia a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa avrebbe dovuto essere pagata. Ad esempio, la Tari relativa all’anno 2018 inizia a prescriversi dal 1° gennaio 2019 e va in prescrizione il 1° gennaio 2024 (ma, a causa della sospensione dei termini per 85 giorni a causa del Covid, dal 9 marzo al 31 maggio 2020, questo termine è stato prorogato al 26 marzo 2024).