Alla direzione del Partito democratico di ieri Elly Schlein ha detto testualmente:
«Attenzione, noi non siamo con Trump e il suo finto pacifismo che cela una resa alle ragioni dell’aggressore e non siamo con l’Europa per continuare la guerra, noi siamo per un’Europa diversa, unita e protagonista per costruire la pace giusta».
So bene che rimproverare all’Europa di non avere fatto abbastanza per la pace, non avere avuto un’iniziativa diplomatica, insomma di non aver saputo «fare politica» è una posizione largamente condivisa, che molti a sinistra hanno espresso più o meno con le stesse parole, da Matteo Renzi a Massimo D’Alema, e se è per questo anche a destra. So che è stata ripetuta fino allo sfinimento da ogni sorta di commentatore, in tutti i talk show del paese.
Ma resta un’affermazione insensata, che non è solo falsa, è proprio il contrario della verità.
È falsa perché i leader europei, a cominciare da Emmanuel Macron, hanno tempestato di telefonate Vladimir Putin sin dal primo giorno dell’invasione. Lo hanno cercato, incontrato, blandito in ogni modo, ma lui semplicemente non aveva intenzione di dialogare, bensì di bombardare. È il contrario della verità perché la ragione per cui siamo arrivati a questo punto, semmai, è che l’Europa ha fatto sin troppa politica, sin troppe iniziative diplomatiche, tipo gli accordi di Minsk, con cui di fatto ha incoraggiato la Russia a proseguire sulla strada delle provocazioni e delle aggressioni. Ed è insensata perché, mentre continuiamo a parlare dell’iniziativa diplomatica di Trump come se avesse già fatto la pace, Putin continua a bombardare imperterrito le città ucraine. Dunque, di cosa parliamo?