Elly Schlein è convinta che il socialismo europeo sia con lei e non si rende conto che la nuova fase dominata dal trumputinismo richiede risposte nuove, che non sono le sue. La relazione alla Direzione del Partito democratico è apparsa scollegata dalla realtà, oltre che priva dell’indicazione di una linea politica chiara.
Le alleanze, il rapporto con Giuseppe Conte , con le forze centriste e via dicendo è tutta una roba, malgrado lei abbia affermato il contrario, che si affronterà a due mesi dal voto sotto l’urgenza di allestire un cartello anti-Meloni. E intanto si vivacchia alla giornata, subalterni ai variabili umori dell’avvocato di Volturara Appula. Ma soprattutto non vede, la segretaria del Partito democratico, che la sinistra europea che ha la testa sulle spalle non ha per niente la sua linea.
La sinistra europea oggi è il socialista António Costa che sta diventando un grande protagonista dell’Europa sopperendo con personalità alle lacune di Ursula von der Leyen: come presidente del Consiglio europeo ha convocato l’importantissimo vertice di oggi a Londra e il Consiglio straordinario del 6 marzo. Costa sa bene che è il momento di rilanciare l’Europa rispondendo all’aggressività isolazionista di Donald Trump con i fatti, a partire dalla conferma del sostegno a Kyjiv: «I Paesi europei – ha detto – dovranno prepararsi a contribuire a garanzie di sicurezza per assicurare una pace duratura in Ucraina».
Per questo già oggi nella capitale inglese si comincerà a entrare nel merito delle risorse economiche e delle forze umane in vista di una tregua. Altro che «no all’Europa che fa la guerra» come ha incredibilmente detto Schlein peraltro in contraddizione con altre frasi di appoggio a Kyjiv contenute nella stessa relazione.
La sinistra europea oggi si erge a difesa dell’Europa, e dunque dell’Ucraina. Se questo è il senso della manifestazione auspicata da Michele Serra, allora coglie nel segno, e fanno ben sperare le annunciate adesioni di molti esponenti del Partito democratico, Italia Viva, Azione, Verdi, mentre oggi anche Schlein dà il suo appoggio. Ma deve capire che la sinistra europea è Keir Starmer, il premier laburista che sta riportando la Gran Bretagna in Europa dopo gli anni sciagurati della Brexit, sta affrontando la questione della sicurezza e dell’aumento delle difese militari. Persino i legnosi socialisti francesi, mai ripresisi completamente dal ciclone Macron che li travolse, cominciano a emanciparsi dal mattoide Jean-Luc Mélenchon, almeno consentendo al nuovo governo centrista di partire, mentre cresce, almeno mediaticamente, la figura di Raphaël Glucksmann, fervido sostenitore della Resistenza ucraina.
Persino Pedro Sánchez, il più di sinistra di tutti, sta mantenendo una linea in scia con quella di Costa e Starmer, come ha dimostrato ieri quando ha commentato l’aggressione trumpiana a Zelensky dicendogli che l’Ucraina non è sola. E quanto alla Spd, l’uscita di scena del pallido Olaf Scholz dovrebbe aprire la strada a una nuova leadership – probabilmente Boris Pistorius, il ministro della Difesa – per forza di cose in sintonia con il nuovo Cancelliere tedesco Friedrich Merz, un uomo che fin dalle prime battute si sta dimostrando un europeista concreto.
Rispetto a Costa, Starmer, Glucksmann, lo stesso Sánchez, Elly Schlein si attarda su posizioni del pacifismo imbelle che può piacere al trasformista Giuseppe Conte e ai compagni di Avs e della sinistra dem di scuola dalemian-bersaniana, nonché ai dossettiani di sinistra imbozzolati nel bergoglismo. Tutto un gruppone, ormai minoritario nella sinistra europea, che pare sempre più chiuso nelle certezze di un mondo che tende a scolorire dinanzi a una nuova fase della Storia prevedibilmente più dura e cruenta di quella dei giorni spensierati delle bandiere arcobaleno.