Schein è ormai la portavoce di Giuseppe Conte. Ha preso il posto di Casalino. D’altra parte è vero quello che dicono gli schleiniani: la base del partito è con la segretaria. È normale, se alle persone chiedi se è meglio spendere per gli ospedali o per le armi, lei ha gioco facile a intercettare i no al Piano europeo, è lo stesso gioco di Conte e, dall’altra parte, di Matteo Salvini. Dopodiché si pongono un paio di questioni di non piccola rilevanza. La prima è che il Partito democratico, dicendo le stesse cose di Conte e Salvini, perde di credibilità come partito di sinistra e come partito di governo. La seconda è una domanda: quanto può reggere un partito ormai spaccato in due su questioni fondamentali come la politica internazionale e la sicurezza nazionale? Si tenga presente che la settimana prossima si voterà al Parlamento italiano sul Piano ReArmEu. Si spaccherà anche a Montecitorio, il Partito democratico? Eppure Elly Schlein tira dritto e forse mette in conto una rottura con la parte più riformista e europeista del suo partito.
La segretaria del Pd venne eletta da una coalizione esterna al suo partito, con il contributo determinante di una parte della constituency grillina, poi mise lo sguardo triste di Enrico Berlinguer sulla prima tessera stampata nel corso del suo mandato, forse non ricordava che Berlinguer nel 1976 aveva detto di sentirsi più sicuro e protetto sotto l’ombrello della Nato. Da quando è stata eletta nel pd ha una sola mission, non contrastare il populista. Vecchia e ripetuta tattica dei comunisti italiani di imitare e tallonare il nuovo che avanza nelle urne, prima il sovranismo di Bossi, adesso il populismo dei 5Stelle. Era l’1 novembre 1995 quando il quotidiano La Repubblica riportava delle frasi che D’Alema aveva pronunciato in “Un conclave per la sinistra”. Tra le varie cose, D’Alema disse: «…La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia. Tra la Lega e la sinistra c’è una forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla da vedere con un blocco organico di destra». Dopo la Lega (la modifica del titolo V della Cost. è del 2001) è toccato ai 5 Stelle. Da quando l’8 settembre 2007 ci fu il V-Day (abbreviazione di Vaffanculo-Day) in diverse città italiane, promosso dal comico (?) Grillo, i comunisti si sono messi a tallonare pure i populisti, anche questa volta considerati un’altra costola della sinistra. L’operazione portando Schlein alla segreteria si è conclusa, e dunque la svalvolata è diventata portavoce di Giuseppi. Solo che il vecchio legame del Conte 1 tra populisti e sovranisti in realtà non si è mai interrotto dal momento che la questione migratoria ai 5Stelle non interessa affatto e su tutto il resto sono perfettamente sovrapponibili ai sovranisti.
Schlein si muove alternando lunghi momenti di silenzio e invisibilità a dichiarazioni che Conte condivide. Ma si muove nell’ombra anche attraverso suoi burattini. Possiamo fare l’esempio di Lamezia dove nel pd si è consumata una comica guerra per definire il candidato sindaco. Ora che la posizione ufficiale del pd è stata assunta e magari durante le elezioni apparirà Supercazzola ad esaltare Lo Moro, è utile sapere come si è mossa Schlein. Lei, come al solito, non compare ma delega alcuni suoi fedelissimi. Si legga questa dichiarazione del consigliere comunale Piccioni dopo essere stato ricevuto a Roma dalla segreteria del pd (per inciso Piccioni è stato in giunta con Speranza e alle regionali si è presentato con De Magistris): — Per arrivare a questa decisione è stata fondamentale l’interlocuzione costante avuta in queste settimane con la segreteria nazionale, in particolare con il responsabile organizzazione Igor Taruffi, che vogliamo ringraziare insieme a tutto il Partito Democratico che ha riconosciuto pubblicamente il valore politico del lavoro svolto in questi anni dal movimento Lamezia Bene Comune e dal nostro consigliere comunale Rosario Piccioni che ha, nei fatti, guidato l’opposizione all’amministrazione Mascaro. Oggi siamo nelle condizioni, come ha dichiarato la stessa onorevole Lo Moro, di lavorare ai programmi e alla squadra che dovrà affrontare la battaglia elettorale“. Quindi la “partita Lamezia” l’ha gestita Taruffi per conto di Schlein che ha però un gancio nella ex sardina Jasmine Cristallo di Catanzaro. Come apparve per un momento attraverso una polemica tra il Corriere della Calabria e Cristallo quest’ultima ha tentato invano di scongiurare che la candidata fosse Lo Moro. Ma c’è di più, e, come ho scritto altre volte, il ridicolo si presenta senza camuffarsi. Vari personaggi lametini sono stati interpellati telefonicamente ricevendo la proposta di candidarsi al posto della Lo Moro. La candidatura veniva dettata attraverso la voce di un esponente della segreteria regionale Pd dietro cui c’era Cristallo ovvero Schlein. Tutti quelli interpellati hanno rifiutato per cui il tempo passava, Giampà non sapeva che pesci prendere, Irto idem, e alla fine Taruffi per metterci il cappello ha convocato a Roma Piccioni e Lo Moro in separata sede. La portavoce di Giuseppi, Schlein, è troppo impegnata per evitare che le armi prendano il posto del burro, per portare avanti il suo nènèismo o i suoi “ma anche” (nè con l’America nè con l’Europa). Intende inseguire Conte e Landini sull’Ucraina, perciò si allontana dal Pse (e dal Quirinale). La segretaria dem ha scelto fin da subito di usare toni netti contro il piano von der Leyen di riarmo, ma una parte del suo partito e gli alleati socialisti europei non la seguono. Mercoledì il Parlamento europeo voterà la risoluzione sul piano, ed Elly dovrà scegliere da che parte stare. Come ha fatto con Lamezia vedrete che troverà il modo per non esporsi. Un portavoce sta sempre un passo indietro.