Caro senatore,
grazie intanto per aver letto il mio editoriale e per esserti incomodato a rispondere su Linkiesta. Leggo che sul merito di questi temi sei pronto a un dibattito con chiunque. Bene, se non si candida nessuno, mi propongo io.
Per brevità, replico alle tre questioni poste dalla tua lettera.
1) Scrivi che Ursula von der Leyen non è una leader capace, come dimostra il Green Deal. Il Green Deal, che mi pare ebbe il consenso anche degli eurodeputati vicini a Italia Viva e del commissario Paolo Gentiloni, è certamente discutibile, e discusso, ma con il RearmEu c’entra davvero poco. Il paragone più preciso, sia in termini cronologici sia di strumenti proposti per affrontare l’emergenza, è il NextGenerationEu, il piano Von der Leyen che ci ha salvato dal disastro economico e sanitario provocato dalla pandemia (e da noi aggravato dall’insipienza di Giuseppe Conte e dal suo super bonus). Tu che hai portato Mario Draghi a Palazzo Chigi, cosa di cui ti ringrazio ogni santo giorno, lo sai meglio di chiunque altro.
Ursula von der Leyen, prima di diventare presidente della Commissione europea, è stata ministra della Difesa della Germania, quindi è una del mestiere. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Ursula ha difeso Kyjiv, l’Europa, la democrazia e la società aperta in modo inappuntabile, malgrado i poteri della Commissione siano limitati. Von der Leyen è stata, assieme alla Presidente del Parlamento Roberta Metsola, il volto e la voce dell’Europa unita che assiste l’Ucraina e resiste con coraggio all’imperialismo russo. Non era scontato, non è stato banale.
2) Sono favorevolissimo agli Stati Uniti d’Europa, perlomeno da quando avevo 18 anni. Alle ultime elezioni ho anche votato per una lista e un simbolo con questo nome e con questo programma. Sono anch’io favorevole a togliere l’unanimità dei Paesi membri nella governance europea, e sono anche favorevole a cacciare dall’Unione i paesi che non rispettano lo stato di diritto e i valori fondanti dell’Unione. Sono meno d’accordo sulla tua idea che i soldi del piano von der Leyen siano fatui come un tweet. I soldi del RearmEu sono verissimi: sono 150 miliardi di prestiti che l’Europa mette nel fondo Safe, simile al Sure creato da Gentiloni per combattere la disoccupazione post pandemia, più uno spazio fiscale da 650 miliardi per aumentare la spesa militare dei paesi membri di circa l’1,5 per cento di media, più gli incentivi agli investimenti privati e l’utilizzo di fondi europei non spesi.
Si può fare di meglio, di più, di diverso? Può essere, anzi ne sono certo. Ma come ha detto Mario Draghi, proprio al Parlamento europeo qualche settimana fa, questo non va bene, quell’altro nemmeno, non va bene mai niente e poi non sapete che cosa fare. Fate qualcosa! «Do something», un motto che condividiamo al punto da averlo messo sotto la testata del nostro giornale.
Quindi, visto che me lo chiedi, in questo momento storico, con un’armata rossa che massacra da tre anni un popolo europeo favoloso, e ne minaccia altri, sinceramente non mi interessa per niente parlare di percentuali di spesa in ricerca e sviluppo rispetto agli Stati Uniti. E inoltre, no, la tua proposta di investire anche in cultura adesso non ha alcun senso. Ma proprio nessuno. Se, nel 1940, Churchill avesse promesso, come dici tu, di spendere una sterlina in cultura per ogni sterlina investita in sicurezza, anziché prevedere «sangue, fatica, lacrime e sudore», questo nostro scambio oggi sarebbe scritto con tante vocali con la umlaut.
Se il paragone con il 1940 ti sembra esagerato, caro senatore, la tesi del mio editoriale è confermata in pieno.
3) Ti ringrazio per aver ricordato nella tua lettera che denuncio la propaganda russa e l’influenza degli agenti del caos sui processi democratici da parecchi anni, anche a proposito della campagna infame orchestrata nei tuoi confronti. A maggior ragione, quindi, non capisco come adesso proprio tu possa difendere il diritto a candidarsi di un fascista putiniano – i cui uomini sono stati trovati con soldi, armi e piani per un colpo di stato – come se niente fosse. Un diritto a candidarsi, peraltro, malgrado sia stato dichiarato ineleggibile per aver barato sui finanziamenti elettorali, oltre che per aver ricevuto aiuti da Mosca, dalla Corte Costituzionale di Bucarest all’unanimità, e con due diverse sentenze.
Mi sembra che tu faccia lo stesso errore di tragica ingenuità politica che hanno fatto Joe Biden e i democratici americani. Se le autorità americane avessero arrestato per tempo il capobanda del fallito colpo di stato, nonché istigatore dell’assalto violento al Congresso e del tentato linciaggio del vicepresidente e di diversi deputati e senatori, anziché pensare che le cose si sarebbero risolte magicamente da sole, oggi non ci troveremmo in questa situazione, la Nato continuerebbe a proteggere l’Europa, la tua amica Ursula non avrebbe presentato il piano di riarmo da 800 miliardi, il Canada starebbe tranquillo e sereno come è sempre stato, la Danimarca non si preparerebbe a un’invasione americana, e l’Ucraina combatterebbe contro una sola potenza nucleare, invece che contro due.
No, senatore, i leader che vogliono arrivare alla tregua, cioè gli americani, non vogliono aiutare l’Ucraina. Vogliono che l’Ucraina si arrenda alla Russia, e vogliono depredare le sue risorse minerarie con metodi da gangster. Sono l’Europa istituzionale e la gran parte dei paesi del continente, compresa la Gran Bretagna, quelli che vogliono aiutare l’Ucraina, anche col RearmEu. Siamo noi, a Milano e a Londra, non a Gedda, quelli che dicono che l’Ucraina, la Georgia, la Moldova e la Romania sono Europa, e per questo scendiamo in piazza da anni assieme a tanti deputati e senatori di Italia viva in difesa del diritto di questi popoli di vivere senza l’oppressione russa, e di sentirsi liberi, indipendenti ed europei.
Infine: sono d’accordo con te che Carlo Calenda, perché di questo stai parlando, abbia quasi tutte le responsabilità del fallimento elettorale dei liberaldemocratici alle elezioni Europee, e per me questa è una colpa difficilmente perdonabile. Però oggi – se, come scriveva Virgilio, è lecito paragonare le cose piccole alle grandi – Calenda sta dove si trovano Emmanuel Macron e Keir Starmer, per dire di due tuoi riferimenti politici internazionali, ma anche dove ci sono Pedro Sanchez, Donald Tusk, Friedrich Merz, Mette Frederiksen, Kaja Kallas e Antonio Costa, e, ancora, dove ci sono i socialisti e democratici europei, i popolari e i liberal democratici di Renew di cui il tuo partito fa parte. Tutti costoro sostengono il piano von der Leyen. Immagino l’abbiano letto, no? Piaccia o non piaccia, Calenda sta lì. Contro il piano von der Leyen, invece, ci sono i nazi di ogni ordine e grado, il compagno Salvini, Elly nel paese delle meraviglie, gli utili idioti di Trump e di Putin, e i populisti a cinquestelle che hanno fatto sfilare l’esercito russo per le strade italiane durante la pandemia, e che per anni ti hanno infangato. Matteo, dimmi, che ci fai tu lì?
(La lettera di Matteo Renzi) Caro direttore,
parli di involuzione di Matteo Renzi perché non la penso come te su
1. Ursula Von der Leyen,
2. ReArm Europe,
3. Elezioni rumene.
Ti rispondo brevemente punto punto. E sono pronto a un dibattito nel merito con chiunque, su questi temi.
1. Ursula Von der Leyen non è una leader capace. Punto. Se hai dei dubbi chiedi alle aziende dell’automotive o della manifattura. Non è capace. Doveva salvare il pianeta, ha distrutto mezza manifattura europea. Posso dire che è incapace o devo unirmi al coro del vostro pensiero unico per cui chiunque sia nemico del vostro nemico è uno statista? Se aspettiamo che la difesa europea la faccia Von der Leyen, Putin arriva in Portogallo.
2. ReArm Europe. Hai letto il piano da 800 miliardi? Pensi siano davvero 800 miliardi di euro o di chiacchiere? Ti rendi conto che sono tre slide affastellate solo per far contenti i media dopo l’indecoroso show di Trump alla Casa Bianca? Ma possibile che non ci sia nessuno che discute nel merito? Possibile che anche voi restiate aggrappati agli slogan come i qualunquisti? Sulla difesa comune io la penso come De Gasperi, non come le slide di Ursula. Serve l’esercito europeo? Certo. Ma per arrivarci occorre la politica, non gli slogan. Paziente, faticosa, quotidiana: non si risolvono i problemi con i tweet.
Peraltro chi come me ha firmato gli accordi del Galles nel 2014, per portare al 2% la spesa militare, parla di soldi veri. Non dei soldi del monopoli di Ursula buoni solo per i social. Portiamo la spesa al 2% e per ogni euro investito in difesa, investiamo anche in cultura. Questa è la mia proposta: chi è contrario? Andiamo verso gli Stati Uniti d’Europa togliendo il diritto di veto. Coordiniamo le spese militari dei singoli Paesi anziché procedere ognuno per i fatti suoi. Investiamo più in ricerca (gli americani spendono in R&D il 14% della spesa militare, noi il 4%: vorrà dire qualcosa…). Per fare questo servono gli statisti europei, non le influencer tedesche. E servono politici che studino i dossier, non che pensino ai sondaggi.
3. Elezioni rumene. Io sono sempre contrario a proibire la partecipazione al voto di singoli o partiti. Si svegliano ora sulla propaganda russa nelle elezioni europee? Dove erano i liberali che oggi si scandalizzano (e tu lo sai perché ponesti il tema tra i pochi) nel 2016, 2017, 2018?Mentre il New York Times ci dedicava pagine, i giornali italiani dicevano che io facevo la vittima. Eppure allora i bot hanno distrutto la mia vita, la mia famiglia, la mia reputazione. Figuriamoci se non sono sensibile a questo argomento. Ma adesso parliamoci chiaro. Se qualcuno viola le leggi o ruba o nasconde armi o prende tangenti, va processato condannato o arrestato se ricorrono i presupposti. E però mai e poi mai un liberale impedisce a un partito di candidarsi perché non condivide le sue idee. La presunzione di decidere chi può candidarsi e chi no, non ha nulla di democratico. Gli amici della Russia possono candidarsi in tutti i paesi europei, liberamente. È in Russia che non ci si può candidare liberamente, non in un paese dell’UE. Talmente presi a difendere la democrazia, vi siete dimenticati che cosa sia la libertà? Chi siete voi per dire che tizio o caio non ha diritto di presentarsi alle elezioni?
Aiutare l’Ucraina è un dovere. Ci stanno provando i leader che vogliono arrivare alla tregua: lo ha fatto ad esempio la leadership Saudita a Gedda (già, l’Arabia Saudita: un’altra cosa su cui mi criticavate tutti e oggi silenzio assoluto). Ma l’Europa non fa politica estera, fa i tweet. E voi vi emozionate per un tweet, non per una serie proposta di pace diplomatica. Perché ormai qui vige il principio che tutti cercano i like e pochi fanno politica. A giudicare da come mi attaccate, anche voi volete solo i… cuoricini. Io sono orgogliosamente quello del summit Nato in Galles, della presidenza di turno dell’Ue, del principio «un euro in cultura e un euro in sicurezza». Della lista Stati Uniti d’Europa mentre i populisti di centro rompevano il Terzo polo regalando seggi a Bruxelles ai finti pacifisti.
E io rimango quello che ha sempre preferito essere impopolare che populista. Perché è populismo anche quello di chi non legge le carte e sposa gli slogan, persino gli slogan dei burocrati di Bruxelles.