Il manifesto di Ventotene e i suoi enunciati fuori dal tempo

(FS) Meloni, magari sapendo che Benigni avrebbe la sera stessa insistito sul Manifesto di Ventotene, accoglie il consiglio di Mantovano che nel 2023 aveva in un convegno disprezzato il Manifesto e così abilmente distoglie l’attenzione in parlamento sulla contrapposizione netta con Salvini sul riarmo. Schein e i suoi cadono nella provocazione e quindi le danno la possibilità di parlar d’altro. Il fatto è che pochissimi hanno letto a sinistra il Manifesto e che esso è datato 1941. Purtroppo resta un problema culturale rilevante questa sinistra alla Schlein la quale nel 2025 vuol far credere che esso sia ancora attuale nella prospettiva socialista che prospettava. Quando non riesci a configurare il futuro ti aggrappi al passato, come fanno sempre i vecchi.

Estratto da un saggio di Ernesto Galli della Loggia sul Manifesto di Ventotene, uscito sul libro di G. Amato e E. Galli della Loggia, “Europa perduta?”, Il Mulino, 2014.

(…) Così, se vuole esibire delle ascendenze ideali storicamente prossime l’Europa – o per essere più precisi la sua élite politico-burocratica – è costretta a riconoscersi tuttora nel Manifesto di Ventotene: un documento tanto nobilmente ispirato quanto infarcito di enunciati che oggi appaiono quanto meno bizzarri e fuori del tempo. E’ forse proprio per ciò che il culto reverenziale per tale testo è, se non mi sbaglio, una faccenda riguardante soprattutto se non esclusivamente l’Italia. Altrove, infatti, esso è perlopiù appena ricordato, ormai, e neppure preso troppo sul serio. In Italia invece no, almeno a parole. E forse è anche questa una prova del fatto che il nostro intero universo politico è rimasto come fissato per sempre al proprio dna originario, all’antica piattaforma ideologica con cui esso si presentò sulla scena nell’immediato dopoguerra, e alla legittimazione che allora ne ricavò. Quella piattaforma ideologica molto “di sinistra”, carica d’utopismi, di ansie egualitarie, di propositi radicalmente rinnovatori, che anima la nostra Costituzione ma allo stesso modo, per l’appunto, anche il Manifesto. E che oggi costituisce la sostanza totemica che entrambi i documenti hanno finito per rappresentare nel discorso ufficiale del paese. Da noi, insomma, sembra essere accaduto che una classe politica sempre più insicura, sempre più priva di idee e di orizzonti, proprio per questo abbia sempre più sentito il bisogno di restare avvinghiata a quei pochi ancoraggi del passato – la Costituzione, il Manifesto in questione, appunto – da lei creduti ancora saldi e in grado di conferirle il senso e il ruolo che invece le stavano venendo meno. Non da ultimo proprio a causa, paradossalmente, del suo non sapersi staccare da essi.