Tutti quelli che avrebbero voluto che a Putin si chiedesse di fermarsi con più gentilezza

PREMESSA Nel Consiglio europeo di ieri sera si è discusso ancora una volta del sostegno all’Ucraina e del piano di riarmo. A quanto scrive sul Foglio David Carretta è riemersa invece la divisione tra «i paesi che considerano la minaccia esistenziale e quelli che non la considerano reale» (indovinate dove sta l’Italia?). L’osservazione mi ha ricordato il grafico citato due giorni fa in un articolo del Financial Times da cui emergeva come l’aumento della spesa militare nei diversi paesi europei fosse, con poche eccezioni, inversamente proporzionale alla loro distanza geografica dalla Russia.

UNA SERIA INIZIATIVA DIPLOMATICA E’ MANCATA ??? Chi in questi anni non ha rimproverato l’Europa di non avere assunto una seria iniziativa diplomatica? Lo hanno fatto praticamente tutti, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Per stare solo alla famiglia politica di Schlein, lo hanno detto e continuano a ripeterlo ogni giorno Romano Prodi e Massimo D’Alema, Matteo Renzi e Nicola Fratoianni, e praticamente qualunque conduttore, ospite, autore o usciere di talk show vi possa venire in mente. Ciò non toglie che sia, nell’ipotesi più benevola, una scemenza.

La colpa dell’occidente è semmai di avere incentivato l’espansionismo putiniano con le proprie iniziative diplomatiche.

Il punto è che non si tratta di un’affermazione semplicemente sbagliata: è proprio l’esatto contrario della verità. Se infatti una colpa hanno gli europei e anche i democratici americani è proprio quella di avere legittimato e di fatto incentivato l’espansionismo putiniano con le loro iniziative diplomatiche, a cominciare dai famigerati accordi di Minsk. È proprio la lezione che viene dal clamoroso fallimento dell’approccio diplomatico europeo – un fallimento costato vite, bombardamenti sui civili, torture, stupri e migliaia di bambini rapiti – la prima ragione dell’urgenza del riarmo europeo. Un’urgenza che prescinde da tutte le esitazioni e le contraddizioni dell’Unione, emerse anche nel Consiglio europeo di ieri, e che stride tremendamente con le piccole furbizie di Schlein, ad esempio quando ripete, come fa anche nell’intervista di oggi a Repubblica, che per il Pd serve sì un piano da 800 miliardi l’anno, ma mica solo per la difesa, per tutto («politiche industriali, sociali, climatiche, innovazione…»). Una posizione che dà la misura del livello di consapevolezza della minaccia, purtroppo non solo in Italia. Come ha scritto infatti Janan Ganesh sul Financial Times due giorni fa – con perfetto tempismo, visto l’esito del Consiglio europeo di ieri – l’Europa si è solo «semi-risvegliata» dal suo lungo sonno e tanti discorsi su come Trump ne avrebbe rilanciato l’unità politica restano «assurdamente prematuri». In questo deprimente contesto, va detto però che noi siamo l’anello più debole. (…)

A partire dall’idea apparentemente ingenua che tutto sarebbe potuto tornare magicamente a posto se solo Biden avesse fatto una telefonata al povero Vlady, se solo glielo avessimo chiesto più gentilmente, se solo l’Europa avesse fatto ancora una volta esattamente quello che ha fatto all’indomani dell’occupazione della Crimea e dell’aggressione del Donbas, e che ha spinto Putin a ricominciare un minuto dopo, più e peggio di prima, sempre di più e sempre peggio, fino al momento in cui si è sentito talmente forte da pensare di potersi prendere impunemente l’intera Ucraina. L’anomalia italiana in Europa, che è drammaticamente emersa in queste settimane sulla questione della difesa ed è ben rappresentata dalla posizione assunta dalla nostra destra populista rispetto alla posizione dei popolari europei, dal Pd di Schlein rispetto all’intero Pse e persino dai verdi italiani rispetto ai verdi europei, è figlia naturale di questo dibattito pubblico, a conferma del fatto che peggio della disinformazione russa c’è solo l’informazione italiana.