L’ho intravista l’altro giorno in tv e poi stamane la recensisce Luzzatto Fegiz “Mannoia senza retorica”. Il mio problema è che non la sopporto, da sempre. Ci sono cantanti che hanno cantato una sola canzone (es. Mario Tessuto, Lisa dagli occhi blu), e cantanti che hanno cantato migliaia di canzoni sempre allo stesso modo. Ogni canzone che canta Fiorella Mannoia mi appare la stessa di quella di prima, con una voce monocorde (certe volte senti Mina e invece ti chiedi: ma questa chi è?). Ecco, al contrario del critico, la Mannoia per me rappresenta al meglio soltanto la retorica. «L’amore non c’ha mai la maggioranza, è l’odio che comanda le persone… l’amore non è mai stato al potere». Ma dai, s… ss… sono solo canzonette, non mettiamoci alle strette, Mannoia. E poi, ad ogni suo disco, immancabile: “Fra vari ritratti femminili spicca Penelope, scritta da Ivano Fossati…” E’ tutto così scontato. Ma insomma, non sei Mina, non sei Giovanna Marini, non sei Milva, non sei Joan Baez, ma chi sei? Una Musa, una femminista cantante, una impegnata? E varia un poco, prenditi qualche pausa, come Mina che cantava “La banda” e poi “Mille bolle blu”. Sii leggera. E, soprattutto, una raccomandazione speciale: non parlare mai, canta e basta.